Il 50enne accusato dell’aggressione al Centro vaccini di Alghero.
“Accompagnavo mia zia ultra novantasettenne, disabile, con gravi problemi di deambulazione al centro trasfusionale presso l’ospedale Civile di Alghero affinché ricevesse la seconda dose”. Inizia così un lunga lettera di spiegazioni del 50enne accusato di aver aggredito l’altro giorno del direttore del Centro vaccini di Alghero Gioacchino Greco.
Aggredito il direttore del Centro vaccini di Alghero dal familiare di una 90enne
“Contrariamente alla volta precedente dove tutto si era svolto in maniera veloce e senza alcun intoppo, notavo subito che all’ingresso si era creato un notevole assembramento perché le persone non venivano chiamate secondo un ordine come invece avveniva nella fila a fianco destinata a coloro che facevano la prima vaccinazione. Tutto ciò costringeva la gente ad accalcarsi senza sapere quando fosse il suo turno. Alla fine dopo un notevole lasso di tempo anche noi, per non rischiare di rimanere ultimi, siamo stati costretti ad accodarci, senza poter rispettare le distanze, e mia zia è dovuta rimanere in piedi per oltre mezzora”, racconta l’uomo.
Ha potuto sedersi solo una volta entrata in sala vaccini. “Io dopo averla aiutata a scoprire il braccio sinistro, come richiestomi da un’infermiera, sono stato chiamato dal dottore Greco che mi spiegava che occorreva una firma su un documento, presumo l’assenso. Avendomi domandato se avessi una delega scritta, dissi di no facendogli presente che aveva il braccio rotto proprio quello dove abitualmente firma. Il dottore allora mi rispose : allora non è possibile. Al che replicai: come non si può? Dopo tutta questa attesa? Preciso che il consenso lo aveva già dato 20 giorni prima. Il dottor Greco allora si dirigeva verso mia zia per chiederle se firmasse con la mano destra o sinistra. Ciò mi costringeva a fargli notare che glielo avevo già detto che firmava con la mano destra e semmai le chiedesse se mi autorizzava a firmare per lei”.
Da qui nasce il battibecco. “A quel punto il dottor Greco, contrariato dalla mia risposta, mi diceva di stare calmo. Risposi che ero calmo. Il dottore insistette dicendomi di stare calmo, che lui era il direttore e che stavano tutti lavorando e se ero stanco io figurarsi loro. Mi venne spontaneo affermare: dunque è lei il responsabile di questo disservizio. Evidentemente infastidito mi disse di allontanarmi. Mi sono avvicinato a mia zia e le ho chiesto di dire se voleva che rimanessi e lei ha detto di sì. Tuttavia il dottore replicò che non gli importava di cosa avesse detto e mi chiese di uscire. Gli dissi: “Però non finisce qui”. Prefigurandomi, come mio sacrosanto diritto, la possibilità di segnalare al Direttore dell’ATS sia il disservizio sia il comportamento del direttore sanitario. E mi diressi verso la porta”, spiega.
La tensione sale. “A quel punto il dottor Greco alzò la voce dicendomi: cos’è mi sta minacciando? Ripetendolo platealmente più volte rivolto ai colleghi e ai presenti, in modo che tutti sentissero. Mi vidi quindi costretto a tornare sui miei passi per contestare le sue affermazioni dicendo che era falso quanto da lui affermato. Poiché a voce alta insisteva dicendo “se ne vada , ci faccia lavorare o chiamo i carabinieri” per evitare problemi sono uscito tranquillamente sia dalla stanza sia dall’edificio. La guardia è arrivata quando io ero già nel corridoio e mi stavo dirigendo all’esterno senza parlare, urlare o altro”, aggiunge.
Dopo poco sono arrivati anche i carabinieri. “Una volta fuori ho atteso che mia zia uscisse e, in un clima assolutamente tranquillo, ho risposto e dato le mie generalità ad una pattuglia dei carabinieri che nel frattempo era sopraggiunta – prosegue nel racconto -. Capisco perfettamente che gli operatori sanitari in questo particolare periodo siano sotto pressione e a loro va, come sempre ho fatto, tutta la mia comprensione, stima e rispetto ma chiedo anche reciprocità verso l’utenza soprattutto cercando di avere maggior riguardo verso anziani molto in età con gli anni e con evidenti problemi”.