Il chiosco alla caletta di Alghero.
La caletta del Porticciolo, sulla costa di Alghero, è particolarmente suggestiva. Tutelata con vincolo paesaggistico, rientra nel parco naturale regionale di Porto Conte. Gli ambienti dunali sono impreziositi dai tipici Habitat psammofili con alcuni rari endemismi come l’Anchusa crispa, eppure, ormai da tanti anni, ogni estate viene posizionato un chiosco con vari servizi balneari da parte della società esercente il campeggio contiguo esistente. Fatti che hanno sollevato le proteste del Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG).
La superficie in concessione.
Nel corso degli anni la superficie in concessione è anche stata ampliata, così come sono stati realizzati vari sottoservizi attraverso le piccole dune. Tutto quanto, bene o male, è stato realizzato con le varie autorizzazioni, nonostante l’ordinanza balneare annuale emessa dalla Regione autonoma della Sardegna affermi testualmente: “È sempre vietata la sosta e/o l’occupazione, ancorché temporanea, il calpestio delle dune e della relativa vegetazione. Per dune si intendono accumuli sabbiosi situati nell’area retrostante la spiaggia, disposti parallelamente alla linea di costa, di forma irregolare dipendente dalla direzione dei venti dominanti. Nelle dune indicate con appositi segnali è interdetto il transito e l’attraversamento”.
Anche quest’anno il Comune di Alghero, con il provvedimento unico Suap, ha autorizzato il posizionamento di chiosco con servizi balneari. Da parecchio tempo il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) prova a ricondurre a legalità e rispetto ambientale la fruizione della spiaggia del Porticciolo.
Oltre alla recente istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti, compresa la revoca in via di autotutela del provvedimento unico Suap Alghero qualora non sia efficacemente rispettato l’obbligo di tutela integrale delle dune e della vegetazione dunale, il GrIG, rappresentato e difeso dall’avvocato Carlo Augusto Melis Costa, ha proposto ricorso al Tar Sardegna avverso il medesimo provvedimento Suap.
L’azione legale è sostenuta in modo forte e determinante dal Comitato per Punta Giglio, da Italia Nostra – Sardegna, da Sardenya i Llibertat, da Legambiente – Alghero, da A.S.C.E., da ResPublica, da Caminera Noa.
Numerose le illegittimità oggetto di ricorso, fra cui il preteso silenzio–assenso acquisiti per l’emanazione del provvedimento unico SUAP, quando esso non si applica “agli atti e procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico, l’ambiente, la tutela dal rischio idrogeologico; la carenza di adeguata valutazione degli endemismi, in particolare dell’Anchusa, sul sistema dunale, in contrasto con il complesso di provvedimenti di salvaguardia ambientale adottati in applicazione della normativa comunitaria in materia e il contrasto con le linee guida per la predisposizione dei piani di utilizzo dei litorali e l’ordinanza balneare regionale.
Con il ricorso al Tar Sardegna è stato chiesto l’annullamento del provvedimento unico Suap e la sospensione cautelare dell’efficacia, anche parziale, per evitare ulteriori pericoli al bene ambientale tutelato.