Il ginepro devastato ad Alghero.
Lo scempio di un ginepro di notevoli dimensioni sulla duna di Maria Pia ad Alghero, denunciato nei giorni scorsi dal Grig, è purtroppo solo l’ultimo episodio di poco rispetto e noncuranza verso il nostro patrimonio ambientale in generale e botanico in particolare.
“Vandalizzare un albero vetusto come il ginepro in questione, oltre a denotare il basso livello culturale degli ignoti autori dello scempio, priva tutta la comunità di un albero che oltre ad un inestimabile valore biologico rivestiva anche altri significati, ad esempio di tipo storico, culturale, evocativo e identitario”, afferma Emmanuele Farris, docente di Botanica all’Università di Sassari e presidente della sezione sarda della società botanica italiana.
“Il sistema dunale di Maria Pia, come tutti i sistemi dunali della Sardegna, sta sperimentando una dinamica di degrado e impoverimento biologico e geomorfologico senza precedenti – riprende il docente -. Le ricerche dei botanici e degli ecologi vegetali dimostrano come sia in atto un severo peggioramento di questi ecosistemi peculiari e delicati, sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo: infatti non solo le attività antropiche causano la perdita e la frammentazione degli habitat naturali, ma anche un progressivo cambiamento (in peggio) della loro qualità. Specie autoctone di pregio, come ad esempio a Maria Pia ginepro e rare orchidee, vengono pian piano sostituiti da specie comuni, talvolta estranee ai nostri ecosistemi, per questo definite aliene, che alla lunga banalizzano la qualità della nostra vegetazione”.
Questi processi, innescati da attività umane condotte senza pianificazione né tantomeno costanti monitoraggi ambientali e socioeconomici, rischiano di essere deleteri non solo per piante e animali, ma in primo luogo per le persone. Sistemi dunali fortemente modificati nella loro struttura geomorfologica e composizione biologica, sono generalmente meno resistenti alle perturbazioni e quindi meno resilienti. In poche parole: le stesse attività turistiche e ricreative che insistono in questi sistemi dunali sono messe seriamente a rischio nel medio termine.
“Vista da questo punto di vista, la distruzione del ginepro secolare a Maria Pia non è che la punta dell’iceberg di un sistema socioeconomico che esercita le sue attività su un sistema naturale in maniera non sostenibile. Che tradotto significa: asportiamo sabbia più velocemente di quanto il sistema sia in grado di recuperarne; alteriamo la vegetazione naturale più intensamente di quanto il sistema sia in grado di sopportare – continua Farris -. È quindi necessario rivedere il paradigma del modello economico prevalente, basato esclusivamente su un approccio quantitativo (quanti turisti, quanti parcheggi, quanti posti letto) che ambisce ad un incremento costante da una stagione balneare alla successiva. Già in alcuni contesti regionali, ad esempio Stintino e San Teodoro, si sta iniziando a capire che ogni sistema dunale ha la sua capacità portante, cioè un numero massimo di presenze al giorno, oltre le quali il carico antropico non è sostenibile“.
Ma oltre alla revisione del modello socioeconomico è necessario un cambio culturale deciso, che parta dalle scuole di ogni ordine e grado e arrivi fino alla sensibilizzazione dei turisti: bisogna fare conoscere la grande ricchezza biologica (biodiversità) dei nostri ecosistemi e fare capire a tutti che questa ricchezza non è fine a se stessa, ma va tutelata perché se ben conservata produce dei servizi gratuiti che ci consentono e consentiranno anche in futuro di contrastare le mareggiate e l’erosione costiera, di condurre attività turistiche con profitto, di godere di tutti i benefici che un grande sistema dunale in città ci offre.
“Cittadini, amministratori, operatori economici e turisti, siamo consapevoli della ricchezza di specie di un sistema dunale come Maria Pia? Unica grande duna con un ginepreto secolare nella costa nord-occidentale sarda? Siamo consapevoli che questo sistema ospita ben 7 habitat comunitari di cui due prioritari (ginepreto e pineta)? Siamo consapevoli che se non conserviamo questi habitat le generazioni future non potranno godere della meravigliosa duna e ottenerne i benefici socioeconomici che sostengono tanta parte del nostro settore turistico? L’auspicio è quindi che lo scempio selvaggio compiuto ai danni di uno degli alberi più vetusti del nostro territorio, inneschi la reazione indignata di tutti noi cittadini, delle istituzioni, delle società scientifiche e delle associazioni, e che questa reazione sfoci in una seria e profonda riflessione su come vogliamo gestire il nostro ambiente e le sue risorse, per noi e per le generazioni future“, conclude.