Il progetto MediterranEu.
Nella “isola delle idee” germoglia una nuova visione di sviluppo, fondata sulla consapevolezza dei giovani di dover puntare su cooperazione, innovazione, impresa sociale e sostenibilità.
L’hub del processo in atto è la Sardegna, dove l’associazione Rumundu ha insediato una Social Innovation School e una Academy per operare su due binari. Il primo aiutare i giovani sardi a immaginare nuovi modelli di crescita del territorio, facendo impresa e dialogando con una classe dirigente che sappia ascoltarne istanze, aspettative e progetti, muovendo i primi passi verso la Sardegna in cui vogliono vivere domani. Il secondo obiettivo è ospitare l’ultimo step formativo di giovani che, venendo da aree in conflitto a avendo sperimentato la cultura del dialogo e del confronto e aver maturato l’idea che la diversità sia un valore, dopo aver convissuto nello studentato internazionale dell’Associazione Rondine Cittadella della Pace di Arezzo sono pronti a restituire al loro territorio i frutti dell’esperienza maturata, con iniziative che producano concrete opportunità di crescita delle comunità d’origine.
Sostenuto dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale di Roma, che nel Mediterraneo sperimenta processi di collaborazione culturale, sociale, formativa ed economica, dal Comune di Alghero e dalla Fondazione Alghero – che scommettono sul modello promosso da Rumundu e da Stefano Cucca, suo fondatore – il percorso si basa sulla capacità di guardare allo sviluppo locale come base di un processo da sviluppare in un ambito geografico, economico e culturale più ampio. A rafforzarlo è la partnership con Rondine, la cui missione è rivolta al dialogo, alla comprensione e alla cooperazione tra giovani che arrivano da territori in guerra.
Insieme hanno dato vita a MediterranEu, incubatore di innovazione che supporta i giovani, insegnandogli a trasformare le idee in iniziative concrete e sostenibili.
Sono i giovani i protagonisti della sfida.
Sono Davide Caria, studente algherese della prima edizione del progetto che oggi frequenta Ingegneria informatica a Torino, e i compagni alla scuola di innovazione sociale con cui ha piantato il seme di un progetto che oggi segue altrove un processo di incubazione d’impresa. Sono Georges Théodore Dougnon, maliano, ex studente di Rondine e allievo della prima edizione di MediterranEu, fondatore di Educ4Peace, e Vesna Buljian, serba, allieva del secondo ciclo e fondatrice di My Living Story. Sono Iris Cicuttini e gli altri studenti delle scuole di Alghero che promuovono l’uso responsabile dei social, sperimentando Tik Tok come veicolo di messaggi in favore di sostenibilità, riciclo e buone pratiche.
“MediterranEu ci ha fornito la cassetta degli attrezzi” è la metafora di Davide Caria, mentre Iris Cicuttini parla di “un’esperienza stimolante, si cresce come studenti e come cittadini”. Georges Dougnon è consapevole di essere “lontano da risolvere i problemi e i conflitti del Mali, ma ognuno può contribuire” e Vesna Buljan racconta come “già a Rondine ho maturato l’idea che l’economia è uno strumento di pace”.
MediterranEu per i partner e le istituzioni è oggi un modello. Per la viceministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde “è uno strumento per immaginare insieme il futuro“. Per l’assessora regionale della Cooperazione, Alessandra Zedda “il coinvolgimento dei ragazzi è la stella polare di chi governa”. Per il sindaco di Alghero, Mario Conoci “ascoltiamo poco i giovani, ma loro più di noi hanno la visione del futuro”. Per questo, “occorrono strategie e finalità nuove” dice l’assessore comunale del Turismo e della Cultura, Marco Di Gangi. “La sfida affascinante è prendere atto di quanto i ragazzi stanno comunicando” aggiunge Andrea Delogu, presidente della Fondazione Alghero.
Chiosa il professor Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale che sostiene il progetto: “MediterranEU è un progetto eccezionalmente innovativo e strategico. Il percorso, che vede i giovanissimi partecipanti italiani implementare progetti utili per la società in chiave di sviluppo sostenibile, e i 10 ragazzi provenienti da Paesi in conflitto di Europa, Africa e Medio Oriente formati per costruire dei progetti “ad alto impatto di pace” e basso impatto ambientale nei luoghi di provenienza, è qualcosa che può fare la differenza e che, pertanto, vale assolutamente la pena replicare nell’intera area del Mediterraneo”.