La mozione per chiedere chiarezza a Castelsardo.
In occasione della Giornata internazionale della donna, le consigliere comunali Maria Speranza Frassetto e Maria Lucia Tirotto del gruppo Insieme per Castelsardo e la consigliera Grazia Lorenzoni del gruppo Liberi e Pensanti, hanno presentato una mozione congiunta per chiedere che venga fatta chiarezza su quanto raccontato nella lettera pubblicata il 22 febbraio scorso nella rubrica curata da Selvaggia Lucarelli su “il Fatto quotidiano”.
Nella lettera in questione, una giovane professionista esponeva così la sua travagliata vicenda lavorativa: “un anno fa, dopo un concorso, sono risultata idonea in una graduatoria come istruttore direttivo tecnico a tempo indeterminato (lavoro che già svolgevo in un comune sardo ma a tempo determinato). Vari enti mi chiamano per assumermi, tra cui il comune di Castelsardo, a cui dico sì. E faccio presente di essere al quinto mese di gravidanza.Nel 2020, nell’epoca dello smart working, non avrebbe dovuto essere un problema. Invece una volta attivate le procedure per l’assunzione, dopo aver concordato la data per prendere servizio (il1settembre per dare 30 giorni di preavviso all’ente in cui lavoravo) iniziano i primi problemi: prima il nullaosta del comune dove avevo svolto il concorso, poi l’incidente terribile capitato a mia madre e mia sorella, per cui “dovresti stare vicino alla famiglia”, “ci sentiamo quando tua sorella si riprende”.
“Io intanto passo il primo mese senza lavorare – continua nella lettera – dico che per me non ci sono problemi, che voglio lavorare anche per “distrarmi” dalle tragedie famigliari, invece no. Ora la scusa è che non si trova il medico del lavoro che deve farmi la visita pre-assunzione: così passa il secondo mese senza lavorare. Alla fine, il 2 novembre, riescono a farmi visitare: in 6 minuti, solo misurandomi la pressione (in barba al D.lgs 81/2008) il medico mi dichiara inidonea alla mansione che ho sempre svolto. Il motivo? Sono incinta. Il mio ginecologo invece pensa che posso lavorare fino a data di parto e faccio ricorso allo Spresal, lo vinco e per il medico che aveva detto no solo una piccola tirata d’orecchie”.
“Intanto passo il terzo mese senza lavorare – continua – e addio alla maternità nonostante una bambina a casa e uno in arrivo. Con mio marito iniziamo a pregare che i Dpcm non chiudano i parrucchieri, che lui non prenda il Covid perché altrimenti i soldi a casa chi li porta?! E i debiti per aprire un salone in proprio chi li paga? Inizio a scrivere pec all’ente insieme al mio legale che vengono bellamente ignorate, solo il sindaco mi risponde al telefono e mi risponde “ma stai tranquilla, goditi i bambini e ci sentiamo a maggio così ti fai tutta la maternità completa!”. (senza stipendio, né indennità né contributi, né maturazione di curriculum, né un bel niente). “
“Ciò che emerge da questo racconto – commentano le tre consigliere – è una inaccettabile situazione discriminatoria che colpisce profondamente la dignità di una donna e con lei, di tutte noi donne. Sarebbe come se le battaglie e le conquiste femminili ottenute in un secolo di storia, nel nostro comune venissero cancellate con un solo colpo di spugna. E noi, come donne appartenenti al Consiglio comunale, inorridite dalla sola possibilità che questo possa davvero essere accaduto proprio a Castelsardo, non possiamo accettarlo, perciò chiediamo venga fatta luce sulla vicenda”.
“Noi consigliere di minoranza, donne e madri lavoratrici, in profonda sintonia con i consiglieri dei nostri rispettivi gruppi consiliari, non possiamo accettare possibili discriminazioni nei confronti di chicchessia, men che meno verso le donne e pretendiamo che sia fatta assoluta chiarezza su quanto accaduto, anche mediante l’istituzione di una apposita commissione d’inchiesta” sostiene la consigliera Maria Lucia Tirotto.
“Abbiamo lavorato duro per anni, contribuendo a fare di Castelsardo una realtà di rilievo sia sotto il profilo turistico che sul piano culturale e ci sentiremmo profondamente amareggiate se tali dichiarazioni non venissero efficacemente smentite – commenta la consigliera Maria Speranza Frassetto – . Un’azione discriminatoria di questa portata farebbe sprofondare la nostra cittadina in una disonorevole e antistorica condizione di arretratezza socioculturale che noi, come donne e come rappresentati di una parte rilevante della popolazione femminile, non potremmo che condannare con fermezza e sdegno”.
“Ci attendiamo che il sindaco e la Giunta vogliano, quanto prima, fornire chiarimenti che smentiscano, con dati e prove inequivocabili, queste sconcertanti dichiarazioni. – afferma la consigliera Grazia Lorenzoni- e ci auguriamo che, qualora quanto emerso nella lettera al Fatto quotidiano dovesse sventuratamente corrispondere al vero, vengano adottati tutti i provvedimenti necessari a tutela della lavoratrice. Inoltre, in questo ultimo malaugurato caso, ci aspetteremmo che l’intero Consiglio esprimesse le proprie scuse, anche a nome della popolazione castellanese”.
“Tutte noi auspichiamo – aggiungono le tre consigliere – che le altre donne presenti nel nostro Consiglio comunale si uniscano alla nostra mozione e si attivino in prima persona affinché la verità affiori. Riteniamo, infatti, che anche un minimo dubbio che possa indurre a sospettare l’ombra di un abuso o di una discriminazione nei confronti del mondo femminile debba servire da collante per unire le donne, aldilà delle differenze ideologiche o di bandiera”.