I sindacati e le richieste per la situazione dell’ospedale di Sassari.
I sanitari hanno protestato contro la situazione dell‘ospedale di Sassari, con le Le Segreterie Confederali Territoriali CGIL, CISL, UIL e quelle Territoriali FP CGIL, CISL FP, UIL FPL, i quali hanno dichiarato che i disservizi sono ormai diventati intollerabili e che non si può più restare in silenzio. Così chiedono e pretendono soluzioni immediate alla gravissima situazione organizzativa che da troppo tempo sta attanagliando il personale ed i pazienti.
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I sindacati hanno dichiarato che in diverse occasioni hanno cercato di sensibilizzare e sollecitare, l’assessorato alla Sanità, la direzione aziendale e i rappresentanti politici del nostro territorio, affinché il problema del sovraffollamento fosse affrontato e combattuto con misure “straordinarie”. L’aumento del personale è l’unica soluzione possibile per governare al meglio il fenomeno. ”Al contempo abbiamo spesso sottolineato come occorrano – hanno affermato – con carattere d’urgenza, scelte e decisioni politiche e manageriali, finalizzate a realizzare ed individuare nuovi posti letto nelle strutture dedicate come gli Ospedali di comunità, in modo da limitare la “polarizzazione” dell’assistenza sull’Hub di Sassari e quindi orientare al meglio i bisogni di salute di tutto il territorio”.
Un’altra soluzione, secondo le sigle, sono le norme, come il DM 77 che, attraverso specifici finanziamenti (PNRR), permette di riconvertire le strutture in case ed ospedali della comunità, dove il cittadino, anziché “correre” al pronto soccorso, può contare su presidi di assistenza di prossimità. Questo permette di non affollare il pronto soccorso, che resta sotto pressione. Ma per affrontare anche questa problematica, i sindacati chiedono la realizzazione di un secondo Pronto Soccorso a Sassari.
Nell’unico pronto soccorso la situazione è intollerabile: operative popolate da barelle e letti aggiuntivi parcheggiati nei corridoi o nelle stanze di degenza. ”Il personale è sottoposto a carichi di lavoro insostenibili – dicono le sigle – costretti a barcamenarsi in assoluta promiscuità in spazi e condizioni di sicurezza al limite della legalità, costretti a turni massacranti che mettono a dura prova la loro salute fisica e mentale”.
Anche la situazione dei pazienti è terribile, poiché si parla spesso di anziani e con gravi patologie, come demenza e insufficienze respiratorie, che necessitano di continua assistenza, ma che restano parcheggiati in stanze di degenza del tutto inadeguate. Antonio Monni, della Segreteria Territoriale della FP Cisl Sassari, ha sottolineato l’importanza di un piano di assunzioni mirato: “Abbiamo graduatorie valide per infermieri, OSS e tecnici sanitari. Non possiamo più accettare che la burocrazia blocchi ciò che è essenziale per garantire cure dignitose e un ambiente di lavoro adeguato.”
Toto Terrosu, della Segreteria FP Cgil Sassari, ha rimarcato: “Questa battaglia è per i cittadini, che meritano una sanità pubblica efficace e umana, e per i lavoratori, che non possono essere lasciati soli a gestire una situazione emergenziale quotidiana.” Mariangela Campus, della Segreteria della Uil FPL, ha aggiunto: “Senza un cambio di rotta immediato, il sistema sanitario locale rischia il collasso. Non ci fermeremo finché non otterremo risposte concrete.”
Il segretario confederale della Cgil di Sassari, Massimiliano Muretti, evidenziando il valore unitario e Confederale della manifestazione: “Oggi, davanti all’ospedale di Sassari, abbiamo voluto evidenziare come i problemi di Lavoratrici e Lavoratori del comparto sanità, siano problemi di tutti. Dalla risoluzione di questi problemi, deriva la possibilità di offrire all’intera cittadinanza un servizio sanitario degno di un paese civile. Anche per questo, le scelte, le decisioni e l’organizzazione del Lavoro e del Servizio, deve essere nella piena disponibilità delle Aziende Sanitarie del Territorio, per questo la recente legge di riforma, proposta dalla giunta, è sbagliata e va cambiata”.
Sergio Mura, Segretario Generale della Cisl Sassari, ha dichiarato: “La dignità del lavoro e quella dei pazienti non sono negoziabili. È intollerabile che si continui a operare in condizioni che mettono a rischio la salute di tutti, dai pazienti agli operatori. Serve un intervento immediato per rafforzare il personale e per aprire strutture territoriali che decongestionino l’ospedale.”
Augusto Ogana della Uil di Sassari ha invece posto l’accento sulla responsabilità politica: “Non accettiamo più alibi. È necessario che la politica si assuma finalmente la responsabilità di investirenella sanità pubblica, garantendo risorse adeguate e interventi strutturali per rispondere ai bisogni della nostra comunità.”
Si chiede dunque un cambio di rotta, con decisioni urgenti e non più rinviabili, a cominciare dal rafforzamento ed implementazione di personale come Infermieri e Oss, questi ultimi da inserire anche nelle uu.oo. dove sono carenti in tutti i turni, ma soprattutto in quei reparti dove sono del tutto assenti nelle ore notturne. La carenza dei sanitari investe anche il personale Tecnico sanitario di radiologia, di laboratorio e di centro trasfusionale.
Secondo i sindacati “basterebbe davvero poco per fronteggiare le difficoltà e governare al meglio e in consapevolezza l’elevato numero di accessi in ospedale, come le graduatorie di Infermieri, Oss e Tecnici, alle quali ricorrere, con urgenza, per potenziare reparti e servizi”. Le single però rilevano che la direzione, più voltesollecitata, afferma che non può assumere in quanto il bilanci consuntivi degli anni scorsi non sono stati ancora approvati dal collegio sindacale e quindi dall’Assessorato regionale alla sanità. Problemi di burocrazie e scarsa collaborazione con le istituzioni sono dunque la causa del problema del sistema sanitario sardo.
”Ribadiamo, con assoluta convinzione che, il modello di accentramento del sistema sanitario, prima con l’ATS oggi con l’ARES, ha prodotto ed è in grado di produrre solo inefficienze, disorganizzazione, allontanando l’assistenza dai territori, dai cittadini, dai bisogni, generando rilevanti problemi sulla gestione del personale”, affermano i sindacati.
”Il reclutamento regionalizzato impedisce alle aziende sanitarie ed ospedaliere del territorio, di operare con prontezza e quando necessitano di risorse professionali”, aggiungono. Si aggiunge poi il problema del calo delle iscrizioni ai corsi universitari. ”E se altre Aziende e Regioni si sono mosse per rendere attrattiva la professione dal punto di vista economico, in Sardegna né da parte delle Aziende né da parte della Regione c’è stata alcuna iniziativa in questo senso”, dichiarano.
Manca anche personale amministrativo e tecnico (geometri e ingegneri), personale necessario per tutto quanto riguarda la progettazione delle nuove strutture ospedaliere. La manifestazione davanti all’ospedale SS.Annunziata è stata indetta proprio per chiedere e rivendicare con perentoria fermezza: il potenziamento immediato del personale sanitario e sociosanitario; interventi strutturali urgenti e riorganizzazione degli spazi, per destinare risorse per il miglioramento delle infrastrutture ospedaliere; apertura immediata di strutture territoriali come gli Ospedali di Comunità;
Altre richieste sono la garanzia di un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso, per gli operatori sanitari e sociosanitari; la piena applicazione delle norme contrattuali, attraverso relazioni sindacali più costruttive ed efficaci; più risorse ad incremento dei fondi contrattuali, per valorizzare ed incentivare le competenze e le professionalità; investimenti sull’edilizia Sanitaria, indispensabile individuare le risorse e avviare la costruzione dei nuovi ospedali di Sassari e Alghero.
I sindacati con i lavoratori hanno fatto sapere che “qualora non dovessero essere adottati provvedimenti concreti e tempestivi, intraprenderemo tutte le iniziative necessaria per tutelare i diritti delle Lavoratrici, lavoratori, dei pazienti, facendo ricorso a forme di mobilitazione e di pressione politica compreso lo sciopero generale del sistema sanitario del nord/ovest, per il quale abbiamo già avviato le procedure previste per legge”.