Dopo 36 anni il femminicidio di Alina a Porto Torres resta un mistero

Alina Cossu

ll ricordo di Alina Cossu.

La mattina del 10 settembre 1988, due pescatori notano il corpo di una giovane donna incastrato tra gli scogli nella spiaggia di Abbacurrente, Porto Torres. La vittima era Alina Cossu, 21 anni, brutalmente aggredita, strangolata e gettata in acqua nel tentativo di simulare un suicidio. La sorella, Franca, è la prima a identificare il corpo, confermando che si trattava di lei.

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Alina, studentessa e lavoratrice, viene vista l’ultima volta la sera del 10 settembre. Dopo aver finito il turno, si incamminò verso casa, ma là non ci arriverà mai. Il mattino successivo, un pescatore trova il suo corpo. Sul luogo vengono ritrovati un paio di orecchini scuri e un pacchetto di sigarette Marlboro.

Gianluca Moalli, operaio e conoscente di Alina, attirò subito l’attenzione degli inquirenti. La sua fidanzata riferisce dettagli sospetti sui chilometri percorsi dalla sua auto, che concisero con il percorso verso il luogo del ritrovamento del corpo della Cossu. Tuttavia, l’assenza di prove concrete portano il gip a disporre il non luogo a procedere.

Nel 2008, una lettera anonima suggerì la presenza di altri uomini in questo misterioso caso, tra cui un vigile urbano, che avrebbe prestato la sua auto la notte del delitto. Tuttavia, le perquisizioni non portarono a nessun risultato concreto. L’omicidio di Alina non aveva ancora colpevoli.

Nel 2011 si accese un lume di speranza quando il corpo di Alina venne riesumato per effettuare nuovi esami forensi. L’obiettivo era quello di rinvenire tracce di DNA sotto le unghie della giovane e risalire così al colpevole. L’ultimo degli indagati, proprietario di un negozio vicino alla gelateria, si era tolto la vita poco prima. Gli esami, però, non diedero neanche allora i risultati sperati, e il mistero rimane irrisolto, lasciando ancora molte domande senza risposta su chi ha ucciso Alina Cossu e perché.

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