Il direttore sanitario della Assl di Sassari Vito La Spina interviene sul fenomeno delle smart-drugs.
“Un giovane su quattro è già entrato in contatto con le sostanze d’abuso”. Vito La Spina, direttore sanitario della Assl di Sassari, lancia l’allarme sulle nuove (e vecchie) droghe in uso tra i ragazzi. “Iniziano con l’alcol a dieci anni, e a tredici si spostano verso gli stupefacenti”.
Dagli spinelli, per cominciare, su cui La Spina, già direttore del Centro mentale Zona Nord, precisa: “Non sono ‘innocenti’. La quantità di cannabinoidi è tale oggi che fumarne uno equivale in certi casi a bersi una bottiglia di whisky”. Ma i ‘joint’ rappresentano una minima parte dell’assunzione tossica, tallonata e affiancata dall’offerta senza fine dagli ultimi ritrovati della chimica, come le anfetamine e simili: “Abbiamo censito 5700 sostanze ma continuano a nascerne altre con minime variazioni”. Ma finché non vengono bollinate come proibite viaggiano, ordinate sul web, da località in capo al mondo fino ai nostri lidi con la complicità involontaria delle Poste. Sono le cosiddette smart-drugs, le ‘droghe furbe’ che, racconta La Spina, possono lasciare danni permanenti.
“Vedremo gli effetti tra diversi anni ma già da adesso noi abbiamo un sovrapporsi, prima assente, di patologie psichiatriche e patologie di uso da sostanza, che oggi sta diventando quasi la norma”. Sempre più frequente quindi, secondo gli esperti, l’accoppiata disturbo mentale e dipendenza, con conseguenze importanti come quella di là a venire della ‘bomba sociale’ quando i nodi verranno al pettine: “Sono sostanze che possono avere anche un effetto cancerogeno diretto. Per gli psiconauti è un’abitudine avere esperienze psichiche forti ma devono capire che hanno un costo: quello del danno neurologico”. Il fenomeno era in crescita da tempo ma la pandemia l’ha accelerato: “Gli adolescenti sono i grandi trascurati dell’emergenza sanitaria. Tenerli a casa non ha significato in automatico che fossero al sicuro. E a volte l’atteggiamento degli adulti coi minori è non vedere alcuni campanelli d’allarme”.
Per questo serve uno spazio d’ascolto professionale, come quello del Serd (Servizio per le dipendenze patologiche) o di altre strutture dedicate. “La nostra offerta di servizi è ampia e generosa, e nonostante si sia in pochi ci facciamo in quattro per aiutare”. Una mano tesa anche verso i tossicodipendenti in lotta da anni con le ‘classiche’ coca e eroina. E proprio su quest’ultima inevitabile pensare alle ultime quattro overdosi avvenute in città, di cui tre mortali, in poco meno di due mesi. “E’ un grande dolore per tutti, anche per noi. Abbiamo facilitato in tutti i modi l’offerta di comunità terapeutiche e i supporti psicologici a cui possono accedere. Ma devono volerlo, non possiamo costringerli”.