La protesta dei sindacati stamattina per le vertenze dei lavoratori GeNa e della Coop Elleuno.
Un altro buco nell’acqua per la sanità convenzionata sassarese. Assente il direttore generale dell’Ats Flavio Sensi all’incontro di stamattina con Cgil-Cisl-Uil sulle vertenze dei dipendenti dell’Opera “Gesù Nazareno” e Coop “Elleuno”, due strutture del Dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze. “Un grave sgarbo, soprattutto per i lavoratori”, così lo definiscono le parti sociali che per oggi avevano organizzato una mobilitazione di fronte alla sede dell’Ats di via Catalocchino.
A sostituire Sensi al tavolo di confronto, a cui erano presenti anche i consiglieri regionali Antonio Piu, Gianfranco Ganau e Gianfranco Satta, l’ignaro direttore sanitario dell’Azienda Vito La Spina: “Sul sit-in – riferisce Toto Terrosu, segretario territoriale della Cgil Funzione pubblica – abbiamo inviato tre pec al Dg senza ricevere risposta, né lui ha informato il dottor La Spina”. Rimangono così ancora appesi i destini di circa 200 operatori del personale sanitario, tecnico e amministrativo delle due realtà. “A cominciare dai lavoratori della GeNa – dichiara il segretario della Cisl – a cui non vengono garantiti gli stipendi, i pagamenti avvengono a singhiozzo e sotto forma di acconto al 50 per cento né vengono versate da diversi anni le quote del Tfr”.
Monni parla anche di incapacità gestionale mentre Augusto Ogana della Uil rincara la dose: “I dipendenti vengono usati come un bancomat perché l’azienda, con le poche risorse a disposizione, preferisce tenere in piedi la struttura che assicurare le retribuzioni”. Di un mese fa la notizia del finanziamento regionale che chiude con alcuni arretrati ma non risolve le pendenze presenti né tantomeno illumina sul futuro costringendo i dipendenti a fare scelte drastiche: “Se continua così – afferma Francesco, alla GeNa da ventisei anni – mi arrendo. Ho una famiglia da mantenere, dovrò cercare lavoro in un altro settore”. Uno spreco inconcepibile visto il bagaglio d’esperienza maturato che così sparirebbe nel nulla. La collega Michela indica una via d’uscita: “La Regione deve aggiornare le tariffe ferme da dieci anni”. Passo su cui i genitori degli oltre 130 ospiti concordano così come sulla qualità degli operatori: “Mio figlio è entrato a 12 anni nell’istituto – rivela Adelaide – e ora ne ha 37. Il Gesù Nazareno è la sua famiglia e il personale è stupendo. Se ci dovesse mancare il sostegno dell’istituto saremmo persi”.
In difficoltà anche gli 80 dipendenti della Coop Elleuno, divisi tra Ploaghe- dove le ore di lavoro sono state tagliate- e il Rizzeddu di Sassari, che aspettano la gara d’appalto da anni e vivono sempre la spada di Damocle della proroga: “Abbiamo fatto – ricorda Stefania, un’operatrice dell’azienda – diversi manifestazioni sul problema ma non è successo nulla”. Il discorso va inserito nel quadro delle strutture convenzionate e con accreditamento sul pubblico: “Solo Ploaghe e Pattada – fa i conti Toto Terrosu – le uniche due del nord Sardegna mentre purtroppo il Rizzeddu per quel che vediamo sta chiudendo”. Aggravando così la situazione dell’assistenza ai malati con disabilità mentale. “Mi chiedo – accusa Maria Grazia, madre di un ragazzo autistico – se si voglia che i nostri figli restino abbandonati dentro degli stanzoni come succedeva al tempo dei manicomi”. Intanto i sindacati non demordono e informano che lunedì prossimo torneranno in via Catalocchino a richiedere un incontro con il direttore generale e commissario straordinario dell’Ats.