La dura vita da sportivo a Sassari, Gabriele Doro: “La lotta è difficile”

Il campione Gabriele Doro si racconta.

Il giovane Gabriele Doro, originario della borgata di Ottava a Sassari, ha conseguito un notevole risultato nel Beach Wrestling disputato in Grecia, portando a casa la medaglia di bronzo nella categoria degli 80 chilogrammi. La sua dedizione, abilità e determinazione nel mondo dello sport sono evidenti. Il 25enne non solo ha reso onore a Sassari, ma ha anche ispirato altri giovani. Al di là della sua carriera da atleta, Gabriele dedica il suo tempo libero a svolgere l’attività di personal trainer e a guidare altri ragazzi nell’ambito della lotta sportiva.

Cosa ti ha ispirato a iniziare la lotta sportiva?

“Non è stato un qualcosa a farmi iniziare la lotta ma qualcuno, mio padre. Da ex lottatore è poi diventato mio allenatore trasmettendomi questa passione fin da piccolo da quando avevo circa sei anni. Ho un grande legame con lui poiché è sempre stato fonte di ispirazione e un grande punto di riferimento per la mia crescita personale e sportiva. Sono diciannove anni ormai che pratico agonismo con lui al mio fianco e il nostro è stato il viaggio più bello che un figlio possa chiedere a un padre, diciamo che un po’ come se fosse il mio portafortuna. Quando combatto con lui al mio fianco, non ho paura di niente e nessuno. Mi sento invincibile“.

Quali sono state le tue vittorie e i momenti più significativi nella tua carriera di lottatore?

“Per cominciare la vittoria più importante è senza dubbio il mio primo Campionato del Mondo a Sarajevo nel 2015 dove ho ottenuto il quinto posto. La preparazione per questa gara è stata una delle più dure della mia carriera considerato che ho dovuto affrontare un lungo periodo al Centro Olimpico di Ostia lontano dalla mia famiglia e da tutte le persone a me vicine. Successivamente ho partecipato al secondo Campionato del Mondo e ai quattro Campionati Europei, in aggiunta la vittoria dei mie quattro titoli d’Italia. Uno di questi ultimi, avvenuto nel 2017 è stato uno dei miei momenti più significativi perché dopo il Campionato del Mondo del 2015 avevo raggiunto uno dei picchi più alti della mia carriera sportiva per giunta a soli 16 anni“.

Poi c’è stato un periodo di buio.

“Sì, c’è stato un anno buio perché non avendo nella mia città dei partner pari al mio livello per potermi allenare e non riuscendo a trovare un’alternativa a questo problema ho dovuto saltare il campionato italiano del 2016 rimanendo in stallo per tutto quell’anno. Ciò mi ha fatto perdere la motivazione negli allenamenti perché non avevo stimoli che mi potessero permettere una crescita a livello sportivo. Grazie all’aiuto di mio padre sono riuscito a superare quel momento e a ritrovare la fiamma che avevo dentro da ragazzino, che mi ha sempre spinto a dare il meglio di me. Questo mi ha permesso di partire per un mese in Ungheria e di allenarmi nel loro centro olimpico, in modo da riportare la mia performance ad un livello tale da permettermi la vittoria al campionato del 2017 dove poi sono riuscito a riscattare il mio terzo titolo d’Italia“.

Si può dire quindi che la lotta non è uno sport semplice?

Esattamente. La lotta non è uno sport semplice, la mia carriera sportiva è sempre stato un continuo di alti e bassi soprattutto dopo il mio ultimo europeo nel 2019 che mi ha portato a bloccarmi per 3 anni a causa della rottura al ginocchio. Questo mi ha portato a passare un periodo di depressione, perché sono saltato bruscamente da avere una vita frenetica a una vita piatta dove pensavo di non poter tornare a combattere. Per me lottare significa tanto perché mi tiene vivo. Così i giochi del Mediterraneo sono stati l’ennesimo riscatto e una prova che posso ancora competere ad alti livelli”.

Come gestisci la pressione e le aspettative prima di un combattimento importante?

“La pressione l’ho sempre gestita nel migliore dei modi perché sono sempre stato molto duro mentalmente e questo mi ha portato per ogni incontro ad avere una lucidità e una spinta in più per dare sempre il meglio. Solitamente entro nel mood pre gara già da un mese prima dove mi isolo mentalmente mantenendo il mio focus solo ed esclusivamente sulla mia preparazione fisica e mentale. Essendo una persona molto critica di se stessa, non mi accontento facilmente e a ogni obiettivo raggiunto ne prefisso sempre uno che mi possa portare a puntare sempre più in alto. Di conseguenza la mia mentalità è predisposta alla vittoria, non esiste per me la sola partecipazione e il risultato. L’unica cosa che conta è essere il campione“.

Come hai affrontato le sconfitte e cosa hai imparato da esse?

“La mia carriera sportiva è sempre stata un andare incontro all’impossibile. Le sconfitte per me sono state molto sentite sia per via del mio lato orgoglioso sia per il fatto che quando si è il campione da battere il peso che si ha addosso è doppio. L’altra faccia della sconfitta però alla fine mi ha sempre aiutato a tornare più forte perché è sempre stata benzina di rivalsa per il fuoco che ho dentro. Come si è visto non sono una persona che ama perdere o che tanto meno accetta in maniera facile la sconfitta, però nell’essere campioni anche l’umiltà fa parte del gioco”.

Quali sono i tuoi modelli o ispirazioni nella lotta e perché?

“Non ho mai avuto modelli di ispirazione, l’unico è stato mio padre. Non mi sono mai rispecchiato in altri campioni, perché il mio scopo è sempre stato quello di essere il migliore“.

Quali consigli daresti a giovani lottatori che vogliono avere successo nella disciplina?

“Il consiglio che darei a tutti i giovani che vogliono intraprendere e avere successo in questa disciplina è senza dubbio essere pronti a fare molti sacrifici in quanto essendo uno sport molto duro e complesso ti dà tanto e allo stesso tempo toglie tanto. Bisogna essere pronti a gestire uno stile di vita che è completamente differente da quello comune a partire da una sana alimentazione, ritmi di lavoro pesanti, alle botte e agli infortuni. Bisogna crederci davvero tanto e lavorare sodo, giorno dopo giorno per raggiungere il proprio obiettivo”.

Come vedi il futuro della lotta e cosa pensi che sia necessario per farla crescere?

“Il futuro della lotta ad oggi lo vedo migliorato grazie alla visibilità dell’MMA perché prima anche se sport olimpico era molto meno conosciuta. Allo stesso tempo credo che per la crescita della lotta ci sia bisogno di fondi da parte della nostra nazione per migliorare le strutture che possano aiutare tanti talenti ad emergere, in modo che chiunque anche se con poche possibilità economiche si possa permettere di inseguire il suo sogno. Essendo uno sport a differenza del calcio molto povero, credo che meriti la sua importanza dato che noi atleti con sacrificio cerchiamo di portare in alto in nome dell’Italia“.

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