Marco Ladu della comunità S’Aspru commenta l’aumento del cosumo di eroina tra i giovani di Sassari.
L’eroina torna a colpire Sassari e i suoi figli. Con la morte del 23enne per overdose venerdì scorso in un bagno della stazione ferroviaria risuonano in città gli allarmi per il nuovo avvento dell’ero. Che in realtà non se n’è mai andata, anzi. “È in aumento esponenziale – spiega Marco Ladu, educatore della comunità di recupero fondata da Padre Morittu “S’Aspru” – in particolare tra i giovani”.
A marcare la differenza con la “roba” che dilagava tra gli anni 70/80 è il prezzo: “Cinquantamila lire – ricorda Ladu – costava allora la dose classica. Oggi quindici euro un quarto di grammo”. Tariffe accessibili anche ai quattordicenni e ai sedicenni che cominciano l’apprendistato tossico prima che a vent’anni si inneschi l’uso massiccio con un micidiale cocktail di stupefacenti. “Escono e sniffano cocaina per tutta la sera finché tornando a casa, di notte, per calmarsi passano all’eroina”. Frenesia e rilassatezza, eccitazione e oblio, saliscendi chimici che annebbiano la consapevolezza a 360 gradi.
“Si illudono di non essere dei ‘tossici’ perché in tanti consumano l’eroina inalandola o fumandola nelle canne. Continuano a dirmi: ‘Non mi faccio in vena’. Cosa cambia?, rispondo loro”. La dipendenza fisica e mentale si manifesta uguale nel giro di un paio di settimane colpendo gli assuntori con la democrazia tipica dell’eroina e delle droghe in genere. “Non contano più le classi sociali e nemmeno l’età. Vediamo pure ultracinquantenni tossicodipendenti”.
Che ripiombano nel vizio il cui cambio di nota si manifesta solo nel passaggio da una sostanza all’altra: dalla coca alla “roba” all’alcol. E proprio quest’ultimo funge spesso da schermo. “In molti paesi dell’hinterland l’alcolismo nasconde l’abuso di coca, un fenomeno tragico molto diffuso nelle piccole realtà locali”. Binomi, associazioni, triangolazioni stupefacenti. Incontrollabili e mortali come nel caso del ragazzo morto a Sassari forse perché la dose era tagliata male: “Ci sono stati dei casi sospetti nell’ultimo periodo. Ma l’eroina con aggiunte velenose è una storia vecchia. Ricordo quando negli anni 90 una partita di questo tipo arrivata in città fece una strage”.
Siamo lontani dalle mitologie “acide” di Breaking Bad, la serie tv che ha sdoganato la chimica al servizio del traffico di droga. “Chi la taglia qui non è certo un esperto. Oltretutto come si sa il mercato è in mano alla mafia nigeriana che si fa ben pochi scrupoli”. La speranza adesso sta paradossalmente proprio negli eroinomani e nel passaparola che li metta in guardia da dosi mortali. Ma ci si può ‘ripulire’, disintossicare? “Oggi è più difficile rispetto al passato. Ci sono molte tentazioni. Riceviamo tantissime richieste di aiuto ma pochi vogliono entrare in comunità e ancora meno riescono a starci”. Le ricadute sono continue, stimolate dall’onnipresente supermarket tossico gestito da pusher itineranti. “La concorrenza è tanta. Così pensano di pubblicizzare la propria mercanzia in tranquillità”. Angoli di strada, locali, appartamenti: il brand dello sballo ha tante marche, vecchie e nuove, ero e shaboo, coca e yaba. Ma alla fine nulla luccica e tutto, la vita compresa, si spegne.