Il pessimo investimento di una donna di Sassari.
Un’impiegata di Sassari aveva affidato i suoi risparmi al proprio istituto di credito, convinta di aver scelto un investimento sicuro. Nel 2016, su proposta della sua banca, aveva investito 38mila euro in vari fondi, ritenendo di essersi orientata su soluzioni a basso rischio. Anni dopo, con l’arrivo della pandemia e il conseguente crollo delle borse, ha scoperto di aver perso l’intero capitale.
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La donna, non abituata a monitorare quotidianamente l’andamento dei suoi investimenti, si è accorta della perdita quando ormai era troppo tardi. Quindi si è rivolta a un legale per verificare se la banca avesse agito correttamente. L’analisi della documentazione ha rivelato che l’istituto di credito non l’aveva mai informata in modo adeguato sui rischi reali dei prodotti sottoscritti. Inoltre, prima di proporre gli investimenti, la banca non le aveva fatto firmare il questionario “MiFID”, strumento fondamentale per determinare il grado di rischio che l’investitore è disposto ad assumersi.
L’avvocato ha quindi deciso di rivolgersi all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), organo istituito dalla Consob nel 2016 per la risoluzione extragiudiziale delle dispute tra investitori non professionali e intermediari finanziari. Dopo meno di un anno, l’ACF ha dato ragione alla cliente, accertando che la banca aveva investito l’intero capitale della donna in fondi con un livello di rischio medio-alto, superiore a quello da lei richiesto. L’istituto di credito non è riuscito a spiegare l’assenza del documento MiFID.
Qualche giorno fa è arrivata la svolta: come scrive La Nuova Sardegna, la banca ha restituito alla cliente 37.187,62 euro, al netto dell’imposta di bollo, praticamente l’intero importo investito.