Il campo nomadi di Sassari.
La situazione al campo nomadi di Piandanna è drammatica. Lo dice l’assessore alle Politiche sociali di Sassari Antonio Sassu, durante il sopralluogo di stamane effettuato dalla quinta commissione comunale permanente. L’obiettivo era verificare le condizioni di un campo, che è ormai una bomba ecologica e che per tale ragione è prossimo allo sgombero, che avverrà nelle migliore delle ipotesi il 31 dicembre di quest’anno, come anche dice l’ordinanza.
Campo nomadi di Piandanna, decisa la data dello sgombero. Ma i rom ora vogliono tornare a casa
Il post sgombero vedrà uno sforzo plurale da parte del Comune, del settore Politiche sociali ma anche del settore Ambiente. I 40 bosniacchi musulmani intendono lasciare l’Italia per raggiungere il loro paese d’origine. Per lo spostamento riceveranno un contributo finanziario. Per gli altri, per lo più minori, la destinazione sarà quella delle strutture d’accoglienza pubbliche e private.
La situazione non sembra grave. Appare drammatica. Il campo musulmano è organizzato su baracche sostenute da rifiuti della più varia natura, giochi di plastica per bambini, elettrodomestici guasti e sventrati, porte rotte e scolorite, sedili d’auto macerati. Ma anche pane raffermo a chili mangiato dalle mosche, documenti imprecisati e persino una carta di credito sepolta dal terreno umido.
La spazzatura, invadente e desolante, emana un tanfo acre e nauseabondo, che sembra non turbare i residenti del campo, tutto sommato disponibili al dialogo. Un nomade, sorridente e tranquillo con una sigaretta imperterrita tra le dita, sostiene di pulire regolarmente e che preferirebbe stare in un altro terreno. Ha paura del futuro successivo allo smantellamento della dua abitazione.
Non vuole tornare nel suo Paese d’origine. I suoi figli parlano italiano, frequentano la scuola italiana e sono ormai integrati. Ma rifiuti e fetore a parte, sentendo le testimonianze degli abitanti del campo nomadi non si può non essere colti da un moto di commozione.
Quasi ci si scorda del degrado dove ci si trova. Il corso d’acqua che scorre in corrispondenza del campo musulmano è pieno di rifiuti. E nel bel mezzo di questo disordine, tra bambini che strillano e galli che cantano, ci sono addirittura alcune donne ben pettinate che, munite di scopa e paletta, cercano di aggiustare questo panorama degradato.