Violato il coprifuoco in piazza Castello.
Violato il coprifuoco ieri notte a Sassari. A ribellarsi alla misura del governo più di 50 persone arrivate in piazza Castello per la manifestazione promossa dall’associazione Sa Domo de Totus. Un’ora e mezzo di protesta, iniziata alle 20:30 e sforata ben oltre le 22, accomunata dal grido di “basta coprifuoco” e dalle ragioni a sostegno dell’imperativo. Tutti, dalla terapista familiare all’insegnante al ristoratore, concordano sull’inutilità di quel rompete le righe notturno del governo, ma nessuno nega il virus, allontanando così da sé lo spettro negazionista.
Il fantasma della povertà.
Ma è invece il fantasma della povertà, del disagio sociale e psichico, a gravare sugli interventi dei vari oratori. Chi rappresenta i circoli, ad esempio, illustra una vita senza dignità dove la sopravvivenza è assicurata solo, e non si sa per quanto, dalle pensioni delle madri. Proprio quegli anziani, tra le principali vittime del Covid, evocati parlando di una sanità che, secondo chi la vive da paziente e chi da operatore sanitario- non funziona, in particolare in Sardegna. Troppi i morti, sostiene l’esponente di Féminas liberas, e troppe le visite per le altre patologie saltate a causa dell’emergenza pandemica. Una situazione limite che si riflette sugli altri settori nevralgici della società, a partire dalla scuola, come sottolinea la professoressa precaria, la quale spera che il prossimo settembre inizi un nuovo anno didattico in presenza.
La protesta fin dopo le 22.
Più probabile però per i presenti, con l’arrivo della stagione turistica, il revival di quel che è accaduto l’anno scorso, coi focolai importati di coronavirus diffusi per tutta l’isola e la nomea di Sardegna untrice. Ci vorrebbe una supervisione regionale in cui nessuno dei manifestanti crede, tutti fortemente critici sulla gestione del presidente della Ras, Christian Solinas, ritenuto poco autonomo. Intanto arrivano le 22 e poi le 22:15 senza che polizia e carabinieri, nelle vicinanze con tre pattuglie, intervengano. Poco prima delle 22:30 la piazza si svuota. Rimane nell’aria l’altro slogan: “Resistenza, non resilienza”, come ad annunciare che quello di ieri è stato solo il primo capitolo di altre, prossime proteste.