Viaggio tra le incompiute e i progetti futuri della città di Sassari.
Una città fantasma. Si chiama Sassari, capoluogo teorico del nord Sardegna, città metropolitana, baricentro di area vasta. Meno di 130mila i suoi abitanti, in costante diminuzione ogni mese, ogni anno, negli ultimi due decenni. 2700 circa secondo i dati Istat i residenti persi nel 2020, o fuggiti verso lidi continentali ed extra-continentali, la cifra più alta in Sardegna, a massima testimonianza di quell’esodo, perlopiù giovanile, che è il fenomeno comune a tutta l’isola. E tra chi parte e chi resta, c’è chi chiude bottega: sono proprio le serrande abbassate a creare l’effetto spettrale, da post-apocalisse, a cui sempre più spesso si accomuna il capoluogo turritano. Un trend ben visibile quando si comincia a scendere per il centro storico basso, imboccando piazza Tola, occupata più che altro da piccioni, via La Marmora e le sue diramazioni.
Via San Sisto, via delle Muraglie, via Mastino dove, da ieri, un divano si offre per eventuali soste mentre due topi morti fanno da arredo essiccato. Si arriva poi in via San Donato, teatro frequente di interventi delle forze d’ordine in cerca di droga, operazioni che hanno portato a diversi arresti nei mesi scorsi. Molti i segni dell’incuria e della fatiscenza tra i vicoli, e anche di passate violenze come la macchia di sangue in via Organari rimasta a memoria di una rissa non troppo lontana nel tempo. L’avamposto, di autentica resistenza e resilienza, sempre a San Donato è l’istituto scolastico che prova a proporsi come isola di integrazione e dialogo in un quartiere multietnico. La rinascita- del centro storico e della città, dovrebbe partire da piazza Sant’Antonio, cuore degli interventi per il centro intermodale, le riqualificazioni del Pinqua che investiranno anche l’hotel Turritania, per adesso ridotto a scatola vuota e discarica.
A pochi passi un angolo di disperazione, col suo cumulo di siringhe e sporcizia, al confine con la stazione ferroviaria. Proprio qui, a fine gennaio, la morte di un ragazzo per overdose nei bagni dello scalo. Un decesso a cui ne sono seguiti altri due per lo stesso motivo nel successivo mese e mezzo. Altro snodo del centro intermodale è il vicino ex gazometro e la riqualificazione dell’area di via XXV aprile e corso Vico per cui sono stati pubblicati i concorsi di progettazione. Per un’opera attesa da prima del 2000 e che sembrerebbe prendere corpo, un’altra, quella della cittadella giudiziaria nell’ex carcere di San Sebastiano, che doveva partire e si è arenata. Un’area vuota che riflette la condizione fantasmatica della città, che vorrebbe rianimarsi ma non sa ancora come e aspetta gli esiti della politica che, pochi giorni fa, per volontà del sindaco e della sua maggioranza civica, ha bocciato le nuove zone F4 a indirizzo turistico. Intanto ci si rivolge nel dubbio alla Madonna, come è successo ieri in piazza Mazzotti con l’offerta dell’Infiorata alla Vergine contro la guerra in Ucraina.