L’impegno per sostenere chi si trova in difficoltà a Sassari.
L’emergenza coronavirus, a Sassari, ha aggravato la crisi economica. Un dato di fatto che ha appesantito il lavoro dei Servizi sociali in cui opera l’assessore comunale Antonello Sassu. Non certo un novellino dalla politica. Fin dalla giovane età, infatti, si è occupato del territorio facendo coincidere la passione con il lavoro di professore. O, come ama sottolineare lo stesso, da vicepreside.
L’emergenza coronavirus ha mandato sul lastrico diverse centinaia di famiglie. In che modo è intervenuto l’assessorato ai servizi sociali?
“Abbiamo cercato di sostenere le famiglie attraverso gli interventi che sono stati finanziati sia dal Governo centrale, sia dalla Regione Sardegna. In particolare abbiamo ricevuto dal Governo nazionale circa un milione e 820mila euro che sono stati destinati alla distribuzione dei buoni viveri, e quindi questo è stato un primo passaggio. Il momento dell’emergenza ci ha preoccupato veramente molto. Successivamente la Regione Sardegna ha stanziato circa 4 milioni e 800mila euro, e questi sono stati trasferiti interamente alle famiglie, circa 4.800, che proprio in questi 3 mesi hanno avuto il danno maggiore. O per l’interruzione del lavoro, o perché si sono trovati economicamente in forte difficoltà. Questo sul fronte dei servizi sociali perché dal punto di vista del sostegno c’è stato anche un intervento per quanto riguarda le politiche della casa perché la Regione Sardegna ha anticipato, ad esempio, i contributi dei canoni di locazione. E quindi anche questo è stato un aiuto per tutte quelle famiglie che hanno subito dei fortissimi danni dal punto di vista economico dal Covid. Poi, naturalmente, c’è stato tutto un intervento che è stato fatto e portato avanti insieme a diverse associazioni di volontariato, insieme anche al mondo ecclesiale, che ha avuto come risultato il sostegno diretto a quelle famiglie che hanno avuto necessità proprio di un supporto materiale, non soltanto economico“.
In questa fase quanto è importante il dialogo con l’amministrazione per le associazioni di volontariato ed ecclesiali?
“E’ fondamentale. Colgo, ancora una volta, l’occasione per ringraziare il vescovo, monsignor Saba, perché la sua vicinanza è stata straordinaria. Voglio ricordare che, gran parte delle attività che abbiamo portato avanti, lo abbiamo potuto fare grazie al supporto della Caritas che è scesa in campo dal primo giorno. Poi ci sono state altre diverse associazioni che hanno rappresentato per noi un riferimento importante. Dalla Croce Rossa ad altre associazioni che comunque, coordinate dalla protezione civile del Comune, hanno svolto un lavoro importantissimo“.
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Da preside ad assessore. Come vive la delega ai servizi sociali e politiche abitative?
“Direi da vice preside ad assessore. Intanto sono due esperienze diverse. Perché il lavoro di insegnante ti mette a confronto con un mondo di giovani, con tutte le loro problematiche e con tutte le difficoltà che i giovani vivono oggi. Da assessore ti trovi a svolgere un ruolo da una parte politico e dall’altra naturalmente ti costringe ad affrontare i problemi e trovare soluzioni che riguardano tanti cittadini che sono diversi per età, ceto, situazione economica. Sono due belle esperienze che in qualche maniera si integrano perché aver a che fare con i giovani ti aiuta molto poi nel confronto anche con le altre parti della società”.
Quali sono le maggiori difficoltà in questi ruoli?
“Le difficoltà sono tante. Tutti noi vorremmo fare molto di più rispetto a quello che facciamo, ma ci scontriamo con problemi di ordine economico. Non sempre tutte le risorse che vorremmo sono messe a disposizione dell’amministrazione. Vorremmo anche che la burocrazia in qualche maniera fosse meno vincolante per certi aspetti. Noi abbiamo, soprattutto in questo assessorato, la capacità di dare risposte immediate ai bisogni delle persone. E questo non sempre è possibile. C’è sempre necessità di tempo per affrontare i problemi e poi trovare le soluzioni giuste che, naturalmente non dipendono sempre, solo ed esclusivamente, dalla volontà della politica. E’ abbastanza complicato“.
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A proposito di politiche abitative, nell’ultimo periodo sono state numerose le proteste degli inquilini rispetto alle condizioni di vita nelle strutture comunali. Avete in cantiere iniziative per la sistemazione?
“Sì. L’amministrazione non ha mai trascurato questo aspetto. Non lo hanno fatto le passate amministrazioni, naturalmente non lo faremo noi. Anzi, stiamo cercando in qualche maniera di dare delle risposte, se possibile, immediate. Il tema è che, anche in questo caso, necessitiamo di risorse che non sempre abbiamo a disposizione. Gran parte di queste, anzi devo dire quasi la totalità, arriva dai canoni di affitto e quindi se i canoni vengono regolarmente pagati da tutti i cittadini abbiamo delle risorse a disposizione poi da investire nelle ristrutturazioni. Purtroppo così non è quindi anche le ristrutturazioni purtroppo subiscono dei rallentamenti“.
Tracciando un primo bilancio delle cose fatte e di quelle da fare, qual è il suo giudizio su se stesso e sull’amministrazione?
“Su di me non lo do. Saranno i cittadini e lo stesso sindaco evidentemente. Invece sull’amministrazione io penso che il giudizio debba essere più che positivo. Su questo primo anno di mandato. Io provengo dal mandato precedente, da consigliere comunale di minoranza. E devo dire, ma non è un mio giudizio personale, basterebbe leggere i resoconti giornalistici di questi ultimi 5 anni, per vedere come la passata consiliatura sia stata davvero molto travagliata. Tanto che poi la città ha fatto una scelta nuova, completamente diversa. Ridando fiducia al professor Campus che aveva già governato questa città in maniera assolutamente straordinaria. Adesso devo dire, si continua quest’esperienza. Il sindaco devo dire è una persona che conosce la città. Conosce i problemi e trova delle soluzioni che sono, a mio avviso, le soluzioni più adatte per una città come Sassari. Tra l’altro abbiamo affrontato il periodo del Covid, grazie proprio alla sua conoscenza, in una maniera devo dire più che positiva. Ha affrontato il problema di Casa Serena, ma non solo. La sua visione della città è una visione di persona che la vive, la frequenta, che ha rapporti nei diversi ambiti tra cui quello sanitario che per lui è il più vicino. E che, quindi, ci ha consentito di superare anche quella fase“.