Il caro bollette sta mettendo in ginocchio le piscine di Sassari.
Le piscine a Sassari rischiano di sparire. E la ragione è soprattutto una. “La bolletta dell’energia – spiega Pierluigi Salis, referente dell’impianto natatorio di Latte Dolce –. A gennaio la cifra da pagare è cresciuta del 150 per cento”. Un aumento impossibile da gestire in contesti dove peraltro il risparmio non può essere contemplato visto che la struttura deve restare in funzione 24 ore su 24 anche senza utenti.
Crescono le somme da versare.
Così, pur consumando gli stessi kilowatt di un anno fa, ora la somma da versare è tutt’altra. “7.300 euro a gennaio 2021 – fa i conti Domenico Elia, direttore di Lu Fangazzu per Garden Sport Center –, 20.800 oggi complessivi per le tre strutture che gestiamo da Latte Dolce a Tempio. E siamo pure fortunati. A Rimini per esempio, dove usano gas e metano, gli è arrivata una bolletta da 46mila euro. A queste condizioni si può resistere per poco tempo. Due mesi massimo, anche perché sono raddoppiati i prezzi anche di tutto il resto, dal cloro ai prodotti chimici ai pezzi elettrici”.
Niente costi aggiuntivi per gli iscritti.
Di caricare le spese su chi frequenta le piscine non se ne parla. “Abbiamo già avuto – afferma Stefano Masala, presidente di Sporter Academy, società che gestisce l’impianto del Canopoleno – un calo di iscritti del 70 per cento. Non possiamo allontanare chi è rimasto. Che sono spesso fasce deboli, persone con disabilità, i bambini piccoli, la terza età. Chiudere sarebbe un grave danno per tutti ma in particolare per loro. In quel tutti sono inclusi il personale, tra istruttori, segreteria, manutentori. “Io sono costretto a fare il multitasking – rivela Masala – apro e chiudo, tengo i corsi, pulisco. Non ricevendo contributi dobbiamo darci da fare, anche perché ci hanno aumentato gli affitti. E il Covid non aiuta. Molti hanno paura, ma le piscine sono sicure”.
La soluzione in mano alla politica.
La soluzione a questo punto è il decisore politico, cominciando dal governo che ha appena stanziato 26 milioni di aiuti su tutto lo stivale. “Se li distribuiscono equamente – prova a fare una stima Elia – sono circa 20mila euro a impianto. Sappiamo che si sta muovendo anche la Regione Sardegna”.
In ambito locale il Comune, per quanto riguarda le strutture di sua proprietà, si occupa di saldare il riscaldamento. “Il nostro appalto però – dichiara Salis – scade a marzo. Non sappiamo se ci sarà una proroga, una nuova gara o un affidamento tecnico”.
Intanto chiudono gli stabilimenti nel sud Sardegna, sono già due, e si teme che l’onda nera risalga lungo l’isola. “Siamo al tracollo – dice Masala –. Non ci piangiamo addosso ma è bene si capisca che non siamo ricchi. Tutt’altro”. Non lo erano neanche prima ma dopo due anni di Covid e le perdite economiche conseguenti, le piscine sassaresi potrebbero diventare presto una distesa di acqua ferma.