L’Università di Sassari a Riyadh con studi sulla desertificazione

Alla Cop16 sulla desertificazione la ricerca dell’Università di Sassari

Alla COP16 sulla desertificazione di Riyadh, Arabia Saudita, c’è il Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione dell’Università di Sassari. È co-organizzatore di due importanti eventi.

“Dopo la COP16 “Biodiversità”, tenutasi a Cali, in Colombia, e la COP29 “Clima”, appena conclusasi a Baku, in Azerbaijan, è adesso il turno della COP16 “Desertificazione”, che si è aperta oggi a Riyadh, in Arabia Saudita e che durerà due settimane. La COP16 UNCCD (Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sulla lotta alla desertificazione e alla siccità) ha tra i temi all’ordine del giorno la lotta alla siccità e la promozione dell’agroecologia: si tratta di temi cruciali per un vertice che stenta ancora a conquistare un ruolo centrale di punto d’incontro tra le altre convenzioni delle Nazioni Unite”.

L’impegno in Arabia Saudita

“Gli Stati firmatari si sono impegnati a ripristinare entro il 2030 un miliardo di ettari di terreno degradato, un’area più grande della Cina. Si tratta di un obiettivo globale necessario, che fissa un percorso vincolante, un po’ come la soglia di 1,5°C fissata nell’ambito della Convenzione sul clima. Per garantire il monitoraggio, durante la COP16 a Riyadh si discuterà, infatti, anche la definizione di un indice unico di degrado del territorio”.

“La COP16 di Riyadh si svolge in una delle regioni più povere di risorse idriche e maggiormente colpite dalla desertificazione e dal degrado del territorio, per questo suscita notevoli speranze. Rappresenta anche una grande opportunità per l’Arabia Saudita, che ospita per la prima volta un evento delle Nazioni Unite di questa portata. “Riyadh 2024 dovrebbe rappresentare un punto di svolta, un vero cambio di rotta per l’agenda globale sulla terra e sulla resilienza alla siccità”, auspica il segretario esecutivo dell’UNCCD, Ibrahim Thiaw”.

I due appuntamenti con l’Università di Sassari

“Come nelle precedenti edizioni, il Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione (NRD) dell’Università di Sassari sarà presente alla COP16 in veste di co-organizzatore, insieme al network DesertNet International (DNI), al Comitato Scientifico Francese sulla Desertificazione (CSFD) e alla UN University for Peace (UPEACE), di due importanti eventi. “Promoting a new system of scientific and societal knowledge: research, education and training for an effective and contextualized fight against land degradation” (Promozione di un nuovo sistema della conoscenza scientifica e sociale: ricerca, istruzione e formazione per una lotta effettiva e contestualizzata al degrado dei territori) si terrà il 7 dicembre.

In forma di tavola rotonda moderata dal Direttore dell’NRD prof. Quirico Migheli: diversi ricercatori, rappresentanti della società civile e membri della Interfaccia Scienza Politica della UNCCD discuteranno sul ruolo della ricerca e dell’istruzione per creare una nuova generazione di giovani ricercatori capaci di affrontare i temi della desertificazione e della siccità attraverso una collaborazione etica e interdisciplinare, promuovendo la cittadinanza globale e integrando le esigenze locali con la gestione sostenibile e inclusiva del territorio”.

Il secondo appuntamento

“Il secondo evento si terrà il 10 dicembre e avrà per titolo “Rethinking desertification and land restoration: bridging science, policy and practice at COP16 UNCCD” (Ripensare la desertificazione e il degrado delle terre: colmare il divario tra scienza, politica e pratica alla COP16 UNCCD). Questo secondo evento è stato organizzato con il supporto dei progetti di ricerca PRIMA “SALAM MED” (coordinato dal prof. Pier Paolo Roggero, NRD – Università di Sassari) e “WATDEV” (coordinato dal Dr. Mauro Centritto, Istituto CNR per la Protezione Sostenibile delle Piante). L’evento esplorerà le sfide, le opportunità e i rischi del “desert greening” e dei cambiamenti nell’uso del suolo per combattere la desertificazione, sottolineando la necessità di dare un forte supporto scientifico alle iniziative di “greening” per garantire una gestione sostenibile del suolo e delle risorse idriche”.

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