Diciannove detenuti del carcere di Bancali a Sassari sono in sciopero della fame dal 22 giugno.
Diciannove detenuti in sciopero della fame dal 22 giugno nella casa circondariale di Bancali a Sassari. Lo denunciano gli stessi ospiti della nona sezione islamica, la cosiddetta sezione AS2, con un documento trasmesso ai massimi referenti istituzionali dal garante dei detenuti di Sassari Antonello Unida.
A motivare lo sciopero, così si legge nella nota, “la scarsa quantità e qualità del cibo“. Con l’aggravante, per loro, della carne, non macellata secondo il rito della religione musulmana, credo professato dai diciannove. Un’assenza che a Bancali perdura da quattro anni nonostante, sostengono gli estensori della nota, in altre strutture penitenziarie questo non avvenga. L’altro problema denunciato è quello relativo all’area sanitaria, con diverse operazioni chirurgiche in attesa da mesi e pur capendo i rallentamenti dovuti al virus, “vero è”, sottolineano, “che noi patiamo pena alla pena.”
A questa situazione si aggiunge il personale insufficiente dell’area educativa. “Tutto questo va avanti da troppo tempo – concludono i detenuti, tutti provenienti da Nord Africa e dalla Siria – noi siamo allo stremo, non c’è la facciamo più”. Un contesto complesso confermato dallo stesso Unida: “Alzeranno l’asticella e continueranno con lo sciopero della sete”. Proprio il garante rimarca come l’assenza in pianta stabile, a Bancali, di un direttore e un comandante della polizia non aiuti nella soluzione del problema. “La situazione è molto grave. Bisogna intervenire “, chiosa Unida.
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