L’eredità mai accettata e la scoperta tardiva.
Una donna di Sassari ha scoperto di essere proprietaria di un cospicuo patrimonio immobiliare solo dopo una denuncia da parte dell’Inps. Quando le è stata notificata la conclusione delle indagini preliminari, l’inaspettata rivelazione, che ha reso ancora più sconcertante l’accusa di truffa ai danni dell’INPS per aver falsificato l’ISEE al fine di ottenere il reddito di cittadinanza.
Le indagini della guardia di finanza avevano portato alla luce la titolarità di beni immobili per un valore superiore ai 100.000 euro, tra terreni e fabbricati, formalmente intestati alla donna. Tuttavia, la realtà era ben diversa: l’imputata non solo ignorava di essere proprietaria di tali beni, ma si trovava anche in difficoltà economiche, motivo per cui aveva richiesto il sussidio statale.
La difesa: un’eredità non voluta e mai formalmente rinunciata.
L’avvocato della donna ha dimostrato che la donna aveva ereditato il patrimonio immobiliare del padre defunto, a sua insaputa. Tali beni, però, erano gravati da debiti superiori al loro valore e destinati alla vendita all’asta.
L’imputata aveva deciso di non accettare l’eredità per non assumersi il peso di quei debiti, ma non aveva formalizzato la rinuncia, confidando nei dieci anni di tempo previsti dalla legge per farlo. Tuttavia, quando la guardia di finanza ha effettuato accertamenti catastali, ha rilevato la sua intestazione ai beni, senza approfondire la reale situazione successoria.
La sentenza: nessuna truffa, assolta con formula ampia.
L’accusa sosteneva che la donna avesse omesso di dichiarare il patrimonio immobiliare nella compilazione dell’ISEE, dichiarando quindi il falso per ottenere il reddito di cittadinanza. La difesa, però, ha prodotto prove documentali che hanno chiarito la posizione dell’imputata, dimostrando che la titolarità di quei beni era solo formale e che la donna non ne aveva mai avuto il possesso né ne aveva tratto alcun beneficio economico. Alla luce di questi elementi, il giudice ha accolto la tesi difensiva e ha assolto l’imputata con formula ampia, riconoscendo che non vi era stata alcuna intenzione di compiere una truffa nei confronti del’Inps.