I parenti degli ospiti della Casa della Divina Provvidenza a Sassari hanno chiamato i carabinieri.
Casa Divina Provvidenza: è il turno dei carabinieri. A chiamarli, questa mattina, i parenti dei cinquanta ospiti rimasti nella struttura fondata da Padre Manzella a Sassari.
“Che qualcuno ci aiuti. Non vediamo i nostri cari di persona da settembre 2020”, protestano i familiari. “Chiediamo che venga applicato anche qui il decreto del ministro della Salute Roberto Speranza”, La norma, approvata l’8 maggio, prevede le visite in sicurezza nelle Rsa. “Sono vaccinati loro e anche gran parte di noi. Perché non possiamo avvicinarli?”, domandano figlie e figlie degli anziani che poi attaccano la direzione dell’ospizio: “Non ci rispondono, come se fossimo degli estranei.”
E proprio il CdA, nella persona del vicepresidente Andrea Pintus, lo scorso 24 aprile, aveva indirizzato una lettera ai parenti, comunicando che, a causa delle difficoltà economiche dell’istituto, non si poteva più assicurare il ricovero degli ospiti. Dal 30 aprile, termine ultimo per la permanenza, ad oggi, sono stati trasferiti una ventina di anziani. “Ma da qua non va più via nessuno. Questo è scontato”, comunica una delle trenta dipendenti della casa di riposo. “Siamo tutti uniti contro l’amministrazione”. La “rivolta” potrebbe avere delle conseguenze: “Stiamo rischiando grosso”, dichiara il personale. “E’ probabile che ci licenzino ma è ora di dire basta”. E proprio mentre lo dicono arriva un ufficiale giudiziario: “Viene per le denunce che abbiamo fatto sui mancati stipendi”, precisa una lavoratrice. “Siamo otto mesi senza soldi.”
Ma le sorprese non finiscono qui. I familiari, una volta tornati a casa, hanno trovato una email, datata 21 maggio, sempre firmata dal vicepresidente, nella quale si comunica “che consideriamo il suo congiunto”, così si legge nella lettera, “dimesso dalla nostra struttura con effetto immediato.” Nel comunicato si riferisce che l’ospizio ha “praticamente esaurito le risorse economiche a disposizione” e “che a brevissimo potrebbero non essere più garantiti servizi essenziali come mensa, lavaggio, biancheria, acqua calda”. Questa la conclusione: “Pertanto la invitiamo di procedere a trovare immediatamente un’altra sistemazione per il suo congiunto, significandole che in difetto si declina ogni responsabilità in caso di abbandono della persona della quale si è responsabili.” Un familiare, raggiunto al telefono, replica: “Li lasciamo lì. Questa direzione non ha nessun potere.”