Urru scolpisce Gesù bambino a Platamona.
“Oggi parlare di Gesù o rappresentarlo sembra essere diventato inammissibile in alcuni contesti, perché oltraggioso o offensivo nei confronti di persone appartenenti anche ad altre religioni o di quanti, magari cristiani battezzati, non credono più o hanno perso le ragioni della propria fede. Votando più ai colori di un Babbo Natale”. Inizia così la lunga riflessione dell’artista Nicola Urru, dopo che l’artista ha dato forma a una scultura del bambino Gesù sulla spiaggia di Platamona.
“Così – prosegue l’artista -, questa antica festa come celebrazione di Gesù che nasce ed è tra noi è quasi scomparsa. Ammessa solo nella forma di una festa snaturata, sostituita da valori come la pace, la solidarietà o altro.
Perché si deve ricorrere a metafore? Perché? Eppure è così semplice raccontare la buona notizia. Quella di un Dio che si è fatto bambino per condividere la condizione umana. Lui è il dono più grande del Natale. È una storia commovente, perché ci racconta di un Dio che si è fatto carne e si è piegato sul nostro niente, ci ha amato ed abbracciato come un padre e una madre fanno con il proprio figlio, ha condiviso con noi uomini il suo tempo, rivelandoci il Mistero del Padre, l’amore. E’ morto in croce per redimere i nostri peccati ed è resuscitato”.
“Eppure – riflette Urru -, tutto congiura sempre più a tacere di questa buona novella. Perfino laddove si dovrebbe parlare di Lui, il Salvatore del mondo, si cerca in ogni modo di ridurlo ad una nostra misura, di eliminare il Mistero per sostituirlo con leggende o con valori. Bisogna ritornare alla semplicità dei bambini che, di fronte alla domanda su cosa sia il Natale, con grande spontaneità rispondono: la nascita di Gesù“.
“Come tutto congiura a tacere della nascita di Gesù, così tutto vuole tacere della novità che con il suo avvento ha investito il mondo e tutti gli ambiti della vita, quello materiale e quello spirituale, il campo economico, quello culturale e quello più prettamente artistico – prosegue l’artista -. La stessa concezione di sé che aveva l’uomo è mutata. Eppure, oggi è venuta meno la consapevolezza che la radice profonda dei valori, della ricchezza, dello splendore della nostra civiltà risiede nel cristianesimo. Ovvero in Cristo, manca il sentimento di gratitudine per Colui che è il vero protagonista della nostra storia”.