Sassari festeggia la Liberazione, Campus: “No al ricorso alle armi”

La festa della Liberazione a Sassari.

Anche Sassari ricorda l’anniversario della Liberazione. La cerimonia si è svolta nella prima parte nella piazza del Comune, per consentire la massima partecipazione, per poi spostarsi,  come da protocollo , all’interno del cortile per la deposizione delle corone davanti alla lapide con la data del 25 aprile. Hanno preso parte il sindaco Nanni Campus, il prefetto Paola Dessì, i dirigenti Anpi, Eleonora Poddighe e Marianu Dettori, 2 giovani partecipanti di Sassari al progetto Promemoria Auschwitz, finanziato anche dal Comune di Sassari e organizzato dall’Arci.

Le parole del sindaco Nanni Campus.

“Ci siamo bruscamente risvegliati un anno fa con una nuova drammatica guerra, una guerra di aggressione con l’occupazione armata che la Russia sta conducendo brutalmente e disastrosamente nei confronti di un pezzo dell’Europa, di quello che, come ci ha ancora una volta ricordato il presidente Mattarella, consideriamo il nostro mondo – afferma il sindaco, Nanni Campus -. Non possiamo non temere chi minaccia il ricorso alle armi nucleari, non possiamo non temere che uno Stato sovrano del cosiddetto mondo civile arrivi ad utilizzare mercenari, supportati militarmente e pagati per conquistare città, uccidere civili indifesi, trucidare bambini e decapitare i prigionieri. Ed è per questo che oggi, con ancora più convinzione e sentimento, dobbiamo celebrare con sincera partecipazione , unità e comune senso civico, la ricorrenza della nostra Liberazione“.

Il ricordo dell’Anpi Sassari.

“Il luogo comune che comunque gli italiani pure sotto il fascismo fossero italiani brava gente non è storicamente corretto basti ricordare la strage nella città convento di Debra Libanòs nel 1937 in Etiopia in cui furono trucidati più di 2mila persone di cui più della metà erano preti e monaci copti, o l’utilizzo del gas sganciato in modo indiscriminato dall’aviazione sempre in Africa. Anche con le leggi razziali gli italiani furono molto punitivi, infatti un bambino cattolico se aveva i nonni ebrei veniva considerato comunque un giudeo”, hanno affermato Bastianina Martini Musu e Thomas Arras dell’Anpi.

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