Incubo-stalking a Sassari: “L’ho denunciato, ma è libero e ho paura”

La donna racconta di essere vittima di stalking a Sassari.

L’incubo-stalking di una donna a Sassari: “Denunciato da me e dalla sua ex, ma è fuori e ho paura”. Una donna di Sassari racconta il suo calvario da parte dell’ex compagno di un’amica, denunciato da entrambe per diversi reati legati al codice rosso, ma, nonostante ciò, alcune querele sarebbero state archiviate e ci sarebbe anche una recente revoca della misura del braccialetto elettronico.

Una delle donne ha deciso di uscire dal silenzio e parlare alla stampa dopo il femminicidio di Eliza Feru, la prima donna uccisa in Italia del 2025, fatto avvenuto lo scorso 5 gennaio, spiegando che non si sente tutelata dalle istituzioni. Si tratta dell’amica dell’ex compagna, che oggi vive in una casa protetta con i suoi figli, che ha denunciato l’uomo per minacce, molestie sessuali e stalking.

La sassarese ha raccontato che l’uomo, disoccupato, utilizza anche i social media ritenendosi vittima di false accuse, dopo l’applicazione del codice rosso, a seguito della denuncia delle due donne. La donna ha spiegato che l’accanimento contro di lei sarebbe cominciato da un fatto molto grave, che avrebbe coinvolto suo figlio minore.

“Nel 2020 si è avvicinato al mio bambino mostrandogli i genitali e chiedendogli di toccarlo – racconta la donna -. Quando lo affrontai lui mi minacciò dicendo di avere con sé una pistola qualora avessi denunciato”. Poi l’arresto per violenza domestica contro l’allora compagna, che ha due figli con lui, di cui uno disabile, che sarebbe stato minacciato con un cacciavite. Nel 2023 sporge denuncia anche lei, che è amica della ex compagna di lui, per minacce e le molestie al figlio e da allora la sua vita diventa un incubo, racconta.

“Nel mese di novembre mi ha bruciato la macchina – si sfoga la presunta vittima – e ho davvero paura della mia incolumità perché più volte l’ho anche trovato sotto casa a minacciarmi. Mi hanno proposto la casa protetta, ma io non voglio andare perché mio figlio ha la sua vita qui, come io ho il mio lavoro. Non è giusto che noi donne dobbiamo fare la vita da recluse, mentre loro spesso sono liberi”.

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