Liste d’attesa nel caos a Sassari: “Bisogna recuperare ancora le visite dell’inizio della pandemia”

medici Sassari

Il problema della sanità a Sassari.

“Regione lumaca: siamo alla quarta ondata e si cerca di porre rimedio alle prestazioni sanitarie perse con la prima.” È una battuta amara quella di Salvatore Sanna, presidente Acli di Sassari e responsabile di Acli-Salute, che immagina come le prestazioni sanitarie ordinarie peggioreranno con la trasformazione dei reparti ospedalieri ordinari in reparti Covid da lasciare vuoti. Da qui la proposta di intervenire sulle liste d’attesa.

L’inefficienza.

I tempi della Regione, secondo Acli-Salute, sono un termometro dell’inefficienza con la quale si è operato. “Abbiamo dovuto aspettare oltre un anno e mezzo, dall’inizio della pandemia e con un sistema sanitario pubblico praticamente paralizzato, per poter avere un piano di recupero delle prestazioni ordinarie. È arrivata poi la delibera del commissario di Ats Massimo Temussi. Ci sono voluti ben 5 mesi poi per dare operatività a quanto deciso da Regione e Ats. Un tempo infinito, inaccettabile in una condizione di emergenza“, prosegue Sanna.

La segnalazione.

Già dal mese di luglio 2020 Acli -Salute ha segnalato che servivano prestazioni aggiuntive nel campo della cura e della diagnosi, vista la chiusura di reparti ospedalieri e ambulatori pubblici. Dopo tanto attendere, si è arrivati al risultato. Il problema secondo il patronato però è che la ben vedere a distribuzione delle risorse utilizza criteri assolutamente incomprensibili.

Intervenire sulle liste d’attesa.

“La Regione e l’Ats di Massimo Temussi avrebbero potuto scegliere di distribuire le risorse su base territoriale tenendo conto della numerosità della popolazione oppure degli effetti del Covid, con territori che hanno visto un aumento della mortalità per patologie non covid più elevato di altri – continua il presidente -. Oppure si poteva scegliere di compensare, territorio per territorio, i servizi pubblici. Oppure ancora si poteva intervenire sulle liste d’attesa delle varie prestazioni”.

L’associazione dei consumatori.

Insieme ad Acli-Salute interviene anche l’associazione dei consumatori e delle famiglie Acli Assoconfam di Luciano Turini: “Regione e Ats hanno scelto di distribuire le risorse aggiuntive sulla base delle strutture private e non dei bisogni dei cittadini. Risultato? Si allarga ancora di più la forbice tra le risorse disponibili per i cittadini dei diversi territori: a Cagliari il 60% delle risorse, quasi l’85% se si mette insieme la provincia di Cagliari e quella di Oristano. A Sassari, Olbia e Nuoro che mettono insieme quasi la metà della popolazione sarda poco più del 15%. Altro che riequilibrio delle risorse su cui si era impegnato a gennaio il presidente Solinas che o non sa quello che fanno i suoi collaboratori oppure prende impegni che non mantiene per il nord Sardegna”.

Anziani e malati cronici.

“Pagheranno queste scelte gli anziani e i malati cronici che utilizzano la maggior parte delle prestazioni sanitarie e hanno bisogno di visite ed esami diagnostici rapidi – rincara la dose Sebastiano Sanna, segretario regionale della Federazione Anziani e Pensionati delle Acli – che stanno pagando già ora la scelta di utilizzare in maniera abnorme i reparti ordinari per convertirli per il Covid tenendoli vuoti solo per nascondere i dati che ci portano inesorabilmente verso la zona gialla”.

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