Colpito durante l’assalto degli ultras a Sassari.
Dodici denti rotti e 30mila euro di danni. Queste le conseguenze di una manganellata inferta a Sassari, il 25 marzo 2017, giorno del raid degli ultras cagliaritani in pieno centro, sul volto di Nicolò Titone, operaio siciliano, da un agente di polizia. “Mi hanno rovinato senza motivo”, afferma Titone, in città dal 2014 per lavoro e per amore – la fidanzata è sassarese, e oggi residente in Lombardia. Ora ripercorre gli eventi di quattro anni fa, quando circa 200 “Sconvolts”, a Sassari per assistere all’amichevole del Cagliari col Sorso, seminarono, in tarda mattinata, il panico tra Corso Vico e Porta Sant’Antonio.
La vicenda.
E proprio da qui che parte la testimonianza di Nicolò: “Davanti all’Hotel Turritania c’era un ragazzo che soffocava”. Il 40enne di Mazara del Vallo, che possiede un attestato come addetto alla sicurezza e controllo, presta subito soccorso liberando la bocca del giovane dal sangue che gli impediva di respirare. E mentre i teppisti assalgono i passanti, lanciano bombe carta, danneggiano auto e negozi, Titone continua ad aiutare chi è assalito dal panico: “Ho messo in salvo i bambini e gli anziani perché la guerriglia si spostava come una macchia d’olio”.
L’arrivo della polizia di Stato in tenuta anti-sommossa rinchiude gli ultras all’interno della stazione, separandoli dai tifosi della Torres pronti all’assedio. Ma proprio quando la ressa sembra finita per Nicolò inizia il dramma: “Ero fermo, davanti al bar Luciano, a 100 metri dai tafferugli. Ho sentito solo “Attento!” e poi, sulla faccia, l’urto di uno sfollagente”. A sferrare il colpo, come chiarito anche dal processo, un rappresentante delle forze dell’ordine. “Lo dice il capo di imputazione del procedimento penale formulato dal pm Maria Paola Asara”, sottolinea l’avvocato Marco Manca che assiste Titone. Gli effetti della manganellata raccontano un calvario che affligge il corpo e l’anima: “Ho perso 15 chili in pochi mesi. Potevo mangiare solo omogeinizzati.”
L’arcata dentale è andata in gran parte distrutta: “40 punti in bocca. 12 interventi finora per ricostruire i denti e le pareti ossee andate in necrosi. Ma non bastano”, racconta Nicolò. Operazioni costose, incomplete, per cui ha anticipato lui stesso i soldi con l’aiuto di parenti e amici. “Ma ora devo fermarmi. O campo o mi pago questi impianti”, ripete.
La richiesta del risarcimento.
Intanto l’avvocato Manca ha chiesto i danni al Ministero dell’Interno tramite prefettura e questura. Quanto all’autore del gesto, “nel procedimento penale non è stato individuato”, riferisce il legale. Ma Nicolò Titone l’ha guardato bene: “Gli ho detto: “Hai visto cosa hai fatto?” Nessuna risposta da parte dell’agente. “Mi sarei aspettato almeno una lettera di scuse, anche anonime. Io non porto rancore ma lui mi ha rovinato. E perché? Io ho solo fatto del bene.”