Sequestri a Sassari, Cagliari e Brescia.
La Polizia di Stato di Cagliari ha denunciato tre persone, amministratori di società con sede a Brescia ed in provincia di Salerno, responsabili dei reati di frode nell’esercizio del commercio e falsità materiale commessa dal privato in certificati.
L’Operazione Mask, avviata nell’ambito del contrasto alla commercializzazione di Dpi da destinare all’emergenza coronavirus, è stata condotta dal compartimento della polizia postale di Cagliari.
L’indagine è scaturita da una segnalazione di una nota farmacia di Cagliari la quale, ricevuta una partita di 1800 mascherine del tipo Ffp2, acquistate attraverso un agente di commercio titolare di una società con sede in provincia di Salerno, ha avuto sospetti sull’autenticità della documentazione attestante l’idoneità e la conformità alle normative vigenti del prodotto acquistato.
Le indagini, condotte nell’immediatezza, hanno consentito di accertare che i Dpi erano stati fabbricati in Cina ed importati in Italia da una società di Brescia, operante nel commercio all’ingrosso di prodotti medicali, e sia il certificato che la dichiarazione attestante la conformità alla normativa italiana erano falsi, e solo apparentemente emessi da una società della provincia di Mantova.
Nella giornata del 5 maggio, con la collaborazione delle sezioni polizia postale di Salerno e Brescia, sono state eseguite due perquisizioni delegate dalla autorità giudiziaria cagliaritana nei confronti di altrettante società e relativi amministratori, attraverso le quali sono state rintracciate e sequestrate ulteriori mascherine (a Brescia e nella città di Sassari) nonché documentazione cartacea e contabile che ha consentito di ricostruire l’iter commerciale ed individuare due aziende cinesi che sembrerebbe abbiano fornito all’azienda bresciana la falsa certificazione.
Quest’ultima società conseguentemente sta procedendo a rintracciare sul territorio nazionale eventuali altri Dpi non ancora messi in vendita, avendone chiesto il ritiro dal commercio e la restituzione.
Le indagini sono ancora in corso, anche con la collaborazione dell’Olaf, (Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode presso la Commissione europea) per individuare i responsabili della falsificazione documentale.