Le indagini sulla morte di Antonio Masia alla Gesam di Sassari.
Sono ancora tanti gli interrogativi sulla morte di Antonio Masia, l’operaio della Gesam di Sassari trovato senza vita la sera del 25 luglio. In queste ore la Procura sta analizzando, attraverso i periti, gli smartphone dei dipendenti che lavoravano nella ditta di trattamento dei rifiuti. In particolare le indagini si stanno concentrando sul rogo che il 6 agosto ha distrutto il capannone e cancellato ogni prova.
Le indagini sui telefonini.
Ieri la Procura della Repubblica di Sassari ha assegnato l’incarico ai periti di analizzare gli smartphone dei 35 dipendenti. Una mossa necessaria per cercare di trovare elementi utili alle indagini. L’avvocato che difende il collega di lavoro della vittima, accusato di omicidio colposo, occultamento di cadavere, incendio doloso e inquinamento ambientale si è riservato di nominare un proprio esperto prima del 26 settembre.
Il ritrovamento del corpo senza vita.
Il corpo senza vita di Masia fu nascosto nei capannoni dello stabilimento lo scorso 25 luglio. I colleghi, preoccupati per la scomparsa, pensarono ad un malore. I fari della magistratura, invece, hanno acceso un’altra realtà. Ovvero che si trattò di una morte sul lavoro e non per cause naturali. Pochi giorni dopo, il 6 agosto, dopo un sopralluogo della Squadra Mobile di Sassari, un rogo di origine dolosa aveva distrutto la struttura.
Il collegamento con il devastante incendio.
Per quanto avvenuto è stato indagato un dipendente, la cui posizione è in fase di accertamento da parte della magistratura. Non si esclude che sia stato lo stesso ad occultare il cadavere di Masia e provocare, alcuni giorni dopo, il terrificante incendio che ha completamente distrutto il capannone Gesam di Sassari.