L’Orto botanico più antico di Sassari deve ancora essere vincolato dalla Soprintendenza.
Un’oasi di verde al centro di Sassari e a rischio estinzione. Stiamo parlando dell’ex Orto botanico, tra i più antichi della città, nel quartiere di San Giuseppe tra via Repubblica Romana e via Madre Paola Palmas. Un ettaro di natura risalente ai primi del 900 ridotto a 3500mq negli anni 70 per far posto a palazzi e parcheggi. Ma il ridimensionamento di uno dei polmoni del capoluogo turritano ha rischiato di divenire definitivo con l’apparizione del Puc del 2008 stilato dall’amministrazione comunale guidata allora da Gianfranco Ganau che prevedeva di cancellare il vincolo urbanistico. “Se non ci fossimo stati noi – spiega Giuseppe Porcellana, presidente del Comitato Ambiente – ora qui ci sarebbe un palazzo da sette piani”. E indica la distesa di fichi, lecci, vegetazione e “40 specie botaniche” appartenuta, risalendo indietro nel tempo, ai frati carmelitani, poi a diverse famiglie nobili, tra cui, l’ultima, quella dei Dettori-Garau che affittarono il loro palazzo ottocentesco all’università perché vi ospitasse dei laboratori.
Ma il disimpegno dell’ateneo portò alla vendita dell’area all’impresa di costruzioni Ices che abbatté la dimora nobiliare per edificarvi circa sessanta appartamenti. Tutto questo fino al citato Piano urbanistico comunale con lo spauracchio di un reset del verde per far posto ad altro cemento. Da qui la levata di scudi di migliaia di persone: “Ci siamo attivati subito – continua Porcellana – con una raccolta di oltre tremila firme e l’impegno di alte personalità cittadine come l’allora rettore o l’ex sindaco Fausto Fadda. E siamo riusciti a far cancellare la scheda norma, un evento che ha del miracoloso”. Arriva quindi lo stop che il successore di Ganau, Nicola Sanna, ratifica con il successivo Puc del 2014 che impedisce qualsiasi intervento edilizio. “Ma non siamo ancora al sicuro, per esserlo bisognerebbe che la Soprintendenza mettesse un vincolo come le abbiamo già chiesto da tempo”. Il perché di una simile richiesta è evidente visitando l’antica serra degli archi del 1903 o le mura pericolanti del perimetro dell’orto risalenti al 17esimo secolo dove è collocata in mezzo ai lecci secolari la meraviglia della nicchia della Madonna dei Carmelitani.
“Abbiamo presentato il progetto – rivela il presidente del Comitato – per un parco che regaliamo alla città. Un’opera che prevede di spianare parte dell’area – lì dove adesso c’è un parcheggio, proprio di fronte all’esterno del liceo d’Arte – per metterla a verde e da utilizzare senza inserirvi installazioni di nessun genere come sul modello di Monserrato”. Intanto si cammina intorno all’Orto che si affaccia sull’ex campo della Dinamo basket e confina con altri giardini di antica data mentre all’orizzonte si staglia un’altra dimora, questa sì vincolata, Villa Mimosa, con le sue memorie quasi dimenticate di conti e baronesse. Un quadrato che a ogni angolo evoca un’epoca d’oro, soprattutto dal punto di vista urbanistico, di cui rimane poco e niente, stretta e soffocata com’è tra i palazzi costruiti durante il boom degli anni 60. “D’estate si crea nell’Orto – conclude Giuseppe Porcellana – un microclima con temperature più basse rispetto all’asfalto rovente di via Deffenu. Un’ulteriore ragione per preservare il verde della zona in tempi in cui si parla con sempre più insistenza di salvare l’ecosistema del pianeta”.