La protesta delle palestre di Sassari.
Nessuna possibilità di riaprire palestre, piscine e centri sportivi in Sardegna. Il settore si prepara ad una protesta contro le restrizioni imposte dal governo per arginare i contagi da coronavirus. Anche a Sassari alcuni titolari di attività sportive hanno deciso di alzare le serrande il 7 aprile, giorno della protesta nazionale.
“Siamo stanchi e frustrati nel vedere le nostre attività ridotte così. E’ vergognoso – afferma Roberto Maccioni, titolare della Spartan Fitness – Si parla tanto di salute e poi le attività che producono benessere le stanno facendo fallire. Non si tratta neanche più di protestare, ma di sopravvivere. Il Covid esiste nessuno lo mette in dubbio, ma siamo stanchi di pagare per gli errori della politica che ogni giorno ci chiede i sacrifici. Troppo facile dire abbiate pazienza, ce la faremo, andrà tutto bene, quando lo stipendio arriva puntuale e intanto a noi stringono la corda al collo. La gente si sta ammalando di depressione, di ansia, di attacchi di panico e di tristezza. Tutto perché la politica non è stata in grado di fare le scelte giuste. Ci hanno preso in giro con la zona bianca ed è arrivato il momento di dire basta. Sappiamo dell’emergenza Covid, ma ora il limite è superato. Si muore anche di mancanza di lavoro“.
Dello stesso avviso anche Gianpietro Giudice, titolare della Build House. “La colpa è anche nostra. Perché stiamo abbassando la testa da troppo tempo ed è una cosa che ripeto da mesi, visto che è sotto gli occhi di tutti – dice lo sportivo -. E’ assurdo che apra l’estetista e il barbiere o un’attività dove si sta a 50 centimetri di distanza dal contatto con il cliente e noi non possiamo fare un personal in 500 metri quadri di palestra. Sono cose assurde. Avremmo dovuto prendere coraggio da prima e aprire perché è un’ingiustizia spudorata. Aprirle ora è tardi, ma da dicembre non riceviamo ristori”.