Peculato e gioco pubblico: la Cassazione conferma la linea dura sulle ricevitorie

Gioco del Lotto

La Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza la responsabilità penale dei titolari di ricevitorie del Lotto in caso di omesso versamento delle somme raccolte. Con la sentenza emessa nei confronti di una titolare di Napoli, accusata di essersi appropriata indebitamente di 9.446,47 euro, la Suprema Corte ha confermato la condanna per peculato già inflitta nei precedenti gradi di giudizio, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dalla difesa.

L’imputata aveva tentato di sollevare quattro motivi di ricorso. In primis, contestava la qualifica di “incaricata di pubblico servizio”, figura necessaria per la configurazione del reato in questione. Inoltre, cercava di sminuire l’intenzionalità della condotta, attribuendo il mancato versamento a difficoltà economiche. In alternativa, la donna provava a spostare la responsabilità sulla gestione effettiva della ricevitoria, che – secondo la difesa – sarebbe stata esercitata da un familiare. Infine, veniva richiesta l’applicazione dell’attenuante prevista dall’articolo 323 bis del Codice penale, che consente una riduzione di pena nei casi di particolare tenuità del fatto.

Nessuno di questi argomenti ha convinto la Corte. I giudici hanno ribadito che il titolare di una ricevitoria del Lotto riveste un ruolo pubblico nella misura in cui maneggia, per conto dello Stato, somme immediatamente di sua pertinenza. La raccolta del gioco, infatti, non genera un credito o un debito, ma un obbligo di trasmissione delle somme riscosse. L’omesso versamento oltre i termini previsti, in assenza di giustificazioni formali e con l’evidente interversione del possesso, è sufficiente per configurare il reato di peculato.

Un precedente giurisprudenziale di rilievo per tutto il comparto

La sentenza assume un valore particolare nel contesto del sistema concessorio del gioco pubblico, perché consolida una linea interpretativa già emersa in precedenti pronunce. Secondo la Cassazione, la responsabilità non viene meno neanche in presenza di eventuali deleghe informali a terzi: il titolare della concessione risponde personalmente e direttamente degli obblighi connessi alla gestione della ricevitoria ed esclude attualmente il comparto online e i crediti delle piattaforme come https://22bet.it.com/. Il tentativo della difesa di attribuire la gestione operativa a un familiare è stato giudicato irrilevante ai fini della responsabilità penale.

Altro elemento fondamentale sottolineato dalla Suprema Corte è che la configurabilità del peculato non richiede necessariamente una volontà dolosa orientata all’arricchimento personale. Anche il ritardo prolungato nel versamento, motivato da difficoltà economiche o problemi gestionali, può integrare il reato, a patto che vi sia un uso non autorizzato delle somme dovute allo Stato. La stessa imputata aveva ammesso di aver utilizzato gli importi per far fronte a debiti accumulati, fatto che ha contribuito a rafforzare la tesi dell’interversione del possesso.

Per quanto riguarda la richiesta di attenuanti, la Corte ha dichiarato inammissibile l’istanza in quanto non era stata proposta né in primo grado né in appello. La decisione segna un punto fermo nella tutela degli interessi pubblici in ambito di concessioni di gioco, riaffermando il principio secondo cui chi gestisce denaro statale è tenuto a un rigoroso rispetto delle scadenze e delle procedure, indipendentemente da eventuali criticità economiche contingenti.

Implicazioni per gli operatori del settore

Oltre alla conferma della condanna penale, la decisione comporta per l’imputata anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, prevista per i reati contro la pubblica amministrazione con pena superiore ai due anni e in assenza di attenuanti. È un dettaglio non trascurabile, che rafforza il segnale lanciato dalla Cassazione a tutto il comparto: la gestione delle ricevitorie non è solo un’attività commerciale, ma un incarico pubblico con precise responsabilità giuridiche.

Questa sentenza rappresenta un importante precedente per l’intero sistema del gioco pubblico in concessione, e chiama a una riflessione tutti gli operatori del settore – dalle ricevitorie del Lotto ai concessionari di scommesse ippiche e sportive – sulla necessità di mantenere standard elevati di compliance e correttezza operativa. Le somme raccolte, come ribadito dalla Corte, appartengono allo Stato fin dal momento della riscossione: ogni ritardo, omissione o irregolarità può trasformarsi in una responsabilità penale grave.

Nel panorama regolamentato del gioco, che fa della trasparenza e della tracciabilità un elemento centrale, episodi come questo sottolineano quanto sia cruciale per gli operatori assolvere con puntualità agli obblighi di legge. Il messaggio della Cassazione è chiaro: l’interesse pubblico nella gestione del denaro derivante dal gioco è prevalente, e chi opera nel settore deve esserne pienamente consapevole.

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