La petizione per salvare il cervo sardo.
In poco più di un mese la petizione popolare per la salvaguardia del Cervo sardo promossa dall’associazione ambientalista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) sulla piattaforma Change.org ha superato le 44mila adesioni. Decine di migliaia di cittadini che rifiutano il piombo risanatore tanto caro a chi dovrebbe difendere l’ambiente, ma lo ignora, decine di migliaia di cittadini che vogliono difendere uno degli animali-simbolo della Sardegna e del Mediterraneo da un’ottusa politica ambientale intrisa di penosi interessi elettorali e venatori.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha provveduto nelle scorse settimane a inviare un primo elenco di sottoscrittori al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, all’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente Gianni Lampis e al Presidente dell’Ispra Stefano Laporta, chiedendo se vi siano eventuali autorizzazioni per piani di abbattimento dell’ungulato a qualsiasi titolo e con quali motivazioni scientifiche.
L’Ispra ha affermato chiaramente che “non ha espresso pareri circa piani di controllo del Cervo sardo”. Nessun parere, necessario per legge, quindi nessuna autorizzazione e conferma, poi, l’assenza di censimenti aggiornati.
Come ricorda anche l’Ispra, gli unici dati disponibili sulla consistenza dell’ungulato risalgono alla stima effettuata nel corso del Progetto Life “One deer, two Islands: conservation of Red Deer Cervus elaphus corsicanus in Sardinia and Corse”, cioè circa 10.600 esemplari in tutta la Sardegna.
Il Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus) è una sottospecie endemica della Sardegna e della Corsica del Cervo europeo (Cervus elaphus) e, solo dopo gli ultimi decenni di protezione, sta riuscendo con fatica a sfuggire al destino dell’estinzione a causa del bracconaggio, della distruzione degli habitat, degli incendi.
“Incurante della grave situazione ecologica dell’ungulato simbolo della Sardegna, l’Assessore della difesa dell’ambiente della Regione autonoma della Sardegna Gianni Lampis ha pubblicamente dichiarato di voler riaprire la caccia al Cervo sotto forma di piani di abbattimento – ha dichiarato Stefano Deliperi, presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico -. La scusa è che in alcune zone (Arbus, Laconi) ve ne sarebbero troppi e causerebbero danni all’agricoltura, sebbene non vi siano censimenti aggiornati né una stima degli eventuali danni. Se davvero così fosse, gli esemplari riconosciuti in eccesso potrebbero esser trasferiti in altre aree dell’isola, o della Corsica, già verificate quali idonee, così com’è stato fatto in questi decenni per far riprendere salute alla sottospecie”.