Violenze e umiliazioni su moglie e figlia, alla sbarra un uomo di Sassari

Condannato a Sassari per le violenze domestiche su moglie e figlia.

Un uomo di Sassari è stato condannato per maltrattamenti e violenze in famiglia a un anno e sei mesi di reclusione. La sentenza, emessa dal tribunale, ha riconosciuto la colpevolezza dell’imputato per le violenze e le umiliazioni inflitte alla moglie e alla figlia.

Secondo quanto emerso in aula, la donna veniva trattata come un oggetto di proprietà e costantemente denigrata. Mentre la figlia era sottoposta a un regime di privazioni che le impediva di partecipare anche alle attività scolastiche. Durante una testimonianza particolarmente drammatica, la ragazza ha raccontato di essere stata privata della possibilità di uscire con le amiche o di prendere parte alle gite scolastiche. Ogni tentativo di ribellione veniva represso con schiaffi, calci e pugni.

Scene da incubo.

L’episodio che ha portato alla denuncia si è verificato nel 2017, quando la moglie ha comunicato all’uomo la volontà di divorziare. A quel punto, l’imputato avrebbe perso il controllo, chiudendo tutte le finestre dell’abitazione, minacciando la donna e sbattendola al muro. Durante l’aggressione, la figlia sarebbe rimasta incastrata sotto un tavolo rovesciato, mentre i fratellini più piccoli erano terrorizzati e urlavano, disperati. Solo l’intervento dei carabinieri e di una vicina di casa ha posto fine alla violenza.

La situazione familiare sarebbe stata talmente oppressiva che la figlia, alle scuole medie, dopo il diniego di un’uscita con una amica per festeggiare la promozione a scuola, aveva tentato il suicidio inalando una bomboletta di cortisone. Dopo il ricovero in ospedale, il padre le avrebbe imposto di mentire ai medici, negando qualsiasi collegamento tra il gesto disperato e le violenze subite in casa.

Il tribunale ha concesso la sospensione condizionale della pena, subordinandola al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 2.500 euro per ciascuna delle parti civili costituite, ossia madre e figlia. Come scrive La Nuova Sardegna, l’imputato dovrà risarcire i danni, la cui quantificazione avverrà in sede civile.

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