La scultura di sabbia in onore di Papa Francesco a Platamona.
Per i meno esperti, è possibile riconoscere alcuni simboli tipicamente cristiani, nella scultura che l’artista Nicola Urru ha dedicato a Papa Francesco, nella giornata di ieri. Ai più esperti basta uno sguardo, per capire che in quella scultura di sabbia, la Vergine Maria, sta abbracciando simbolicamente Papa Francesco, rappresentato dal suo stemma.
La scultura genera un’idea di pace che “accompagna” le immagini di Francesco esposto defunto per l’ultimo saluto dei fedeli e le rende meno crude, più accettabili. L’ultimo viaggio si conclude, inizia la nuova Vita per Francesco, accolto in Paradiso tra le braccia di Maria Vergine, a cui era devotissimo.
I simboli dello stemma di Papa Francesco.
Lo scudo blu è posto davanti ai simboli della dignità pontificia: mitra, ovvero, il tipico copricapo papale, collocata tra chiavi incrociate a “X” d’oro e d’argento, rilegate da un cordone rosso.
In alto, l’emblema dell’ordine di provenienza del Papa, la “Compagnia di Gesù”: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce. Sotto a questa, tre chiodi neri.
In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, è il simbolo della Vergine Maria. Il fiore di nardo simboleggia San Giuseppe. L’intera Sacra Famiglia, a cui il Papa Francesco era particolarmente devoto.
“Miserando atque eligendo”.
Il motto di Papa Francesco è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile – Om. 21; CCL 122, 149-151 – che, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” – “Gesù vide un pubblicano e guardandolo con misericordia e scegliendolo gli disse: “Seguimi“” – . Questa omelia, è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo. Proprio durante la festa di San Matteo dell’anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all’età di 17 anni, in seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la “chiamata” di Dio alla vita religiosa.
Una volta eletto Vescovo, Bergoglio, in ricordo di tale circostanza, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l’espressione di San Beda “miserando atque eligendo“, riproducendola anche nel proprio stemma pontificio.
La precedente dedica di Nicola Urru a Papa Francesco.
In un’altra scultura del primo marzo, l’omaggio di Urru a Papa Francesco appena ricoverato, una scultura che raffigura il Pontefice che bacia un bambino con una colomba bianca, è accompagnato da un’ode al carisma del Papa: “Lo conosciamo tutti come il campione dell’azione incidentale e della noncuranza dei codici istituzionali. Un linguaggio nuovo, al servizio di idee e indirizzi diversi per la Chiesa e il papato. Che dire? Lo amiamo proprio per questo suo carisma così unico. Ma cosa vuol dire “carisma”? Carisma non vuol dire “fascino”, può voler dire “grazia”, o almeno, questo è il significato etimologico della parola. Una parola complessa, piena di applicazioni, spesso usata fuori luogo, ma nel nostro linguaggio comune, come possiamo identificare il carisma nel Papa?”, si è chiesto l’artista nella consueta didascalia che accompagna le sculture di Urru sui social.
“Possiamo dire – spiega il poliziotto artista – che il carisma è sempre non verbale, non è mai ciò che si dice, ma come lo si dice. È l’emersione di un contenuto interiore attraverso i gesti, gli sguardi, i movimenti, i toni della voce. Francesco è speciale proprio nei suoi gesti, nelle azioni, nel suo parlare, nella sua corporalità, dove dimostra di non essere un monumento, di non essere imperatore della cristianità, non è né corpo eucaristico, né simulacro sacrale, ma è sempre, in ogni suo gesto o movimento o atteggiamento, tre gradini sotto al palco, giù dal trono, via dalla parete, svestito dai paramenti, senza armatura, il suo è un gesto umile e fuori sede”.
Il carisma del Papa nei suoi gesti “rivoluzionari” in quanto umani.
“Compie la sua missione da uomo tra gli uomini – spiega l’artista -. Se bacia un bambino è un uomo. Uomo, come il prossimo suo, che bacia un bambino. Ed il fatto che in realtà sia Papa, il Papa, crea a livello cognitivo, in chi lo osserva, quella straordinaria meraviglia distonica che rende esemplare, simbolico e “rivoluzionario” il suo gesto. La rivoluzione non sta nel fatto che l’uomo si fa Papa, ma nel fatto che il Papa si fa uomo. Il carisma di Papa Francesco sta nelle sue scarpe da lavoro, nella sua cartella porta documenti e nel modo prosaico in cui la porta in giro; nella totale noncuranza dei codici istituzionalizzati e retoricizzati; nell’esser passato dallo stato “umano” meramente umano a quello simbolico “papale”. “Intorno a lui la Sardegna tutta si raccoglie in preghiera“, conclude Urru.