La prevenzione per il coronavirus a Sassari.
Da alcuni giorni sente freddo. Un malessere generalizzato, come se le stesse per arrivare l’influenza. E fin qui non ci sarebbe nulla da preoccuparsi, se solo pochi giorni prima non avesse incontrato dei cari amici rientrati ad Alghero, dopo aver trascorso alcuni giorni in Lombardia.
Anzi, che non solo erano stati in Lombardia, ma che avevano preso il treno partito da Milano e diretto a Parma il 15 febbraio, pochi giorni prima che esplodesse l’emergenza coronavirus. E quel treno passa proprio per Codogno, dove si è verificato il primo caso in Italia. “Loro dal treno mi hanno assicurato di non essere scesi – racconta Maria, 35 anni di Sassari, sposata e con due figli -, ma in quella stazione c’era un gran via vai”.
I suoi amici stanno bene. Non hanno nessun sintomo, assicura. Ma non è così per Maria. “Decido di chiamare il mio medico di base, gli descrivo la situazione e chiedo consiglio – racconta -. Lui mi dice di chiamare il Centro d’igiene e così faccio. Ma lì restano vaghi. Allora chiamo il numero di cellulare fornito dalla Regione e mi dicono che qualcuno mi richiamerà. Non succede e decido stamattina di chiamare il 112. Mi passano un medico del centro igiene, che ha preso tutte le informazioni e mi ha schedata”.
Del tampone, le spiegano, per il momento non c’è bisogno. I sintomi non sono così evidenti da mettere in moto la macchina di prevenzione del coronavirus. Le dicono, però, di non uscire di casa e di tenere monitorate le sue condizioni di salute. “Io avevo già deciso di rimanere a casa in questi giorni e ho tenuto a casa anche i miei figli. Loro stanno bene, non hanno niente. Sono io che mi sento male”, prosegue.
In realtà, un piccolo protocollo sanitario è partito. Il medico di Sassari chiama ciclicamente la famiglia per aggiornarsi delle loro condizioni di salute. Per il momento niente tamponi, le condizioni non li richiedono ancora, ma la famiglia è monitorata.