I pronto soccorsi di Sassari ed Olbia.
Da oltre 150 pazienti a nemmeno 50 al giorno. Andare al pronto soccorso è da sempre uno degli incubi peggiori per il tempo di attesa che si potrebbe essere costretti a trascorrere sulle sedie del reparto. Il motivo è noto: in tantissimi si rivolgono, soprattutto il fine settimana, al reparto d’emergenza per patologie spesso deferibili. Ebbene, il coronavirus ha compiuto il miracolo. Da Sassari a Olbia i pronto soccorsi si sono svuotati e sono rimasti solo i pazienti che hanno veramente un’urgenza, come dovrebbe davvero essere.
Un calo, in alcuni casi, anche di due terzi, per una media del 60% di pazienti in meno da quando è iniziata l’emergenza coronavirus. Un po’ perchè ci si è dimostrati più diligenti e rispettosi delle regole ed un po’ perchè si è rimandato il ricorso al medico ai casi di vera necessità. Gli accessi prevalenti al pronto soccorso durante la quarantena hanno riguardato i pazienti cardiologici, patologie coronariche acute gli ictus.
Un calo evidente si è registrato sui casi dell’area traumatologica, ovvero le fratture, ed in modo particolare quelle legate agli incidenti stradali. Lo stesso dicasi per quanto riguarda le patologie degli anziani, dove a fare da filtro sono stati i medici di base e il 118. E così l’attività del Pronto soccorso di Sassari da una media di 150 accessi giornalieri pre emergenza è passata ad una media giornaliera di circa 46 accessi. Ad Olbia nel periodo antecedente al coronavirus da una media di 150, 170 accessi, fino ai 200 nei fine settimana, si è arrivati ad avere giornalmente intorno ai 40 e 50 accessi.
L’AOU di Sassari ha sviluppato, inoltre, in accordo con i vari reparti, una serie di soluzioni in termini di percorsi, spazi e risorse che consentono di gestire l’afflusso attuale e quello futuro. Mentre in Gallura è stato martellante l’appello fatto a più livelli a contattare prima i propri medici di base in caso di necessità.