La situazione al pronto soccorso di Sassari.
Calano i contagi da coronavirus e la situazione al pronto soccorso di Sassari sembra tornare alla normalità. Per gridare al pericolo scampato è ancora presto. Ad influire sugli accessi restano i numerosi malori dovuti al caldo, perlopiù di anziani, ma all’ospedale civile Santissima Annunziata c’è ancora molto da fare.
Lo scorso 7 luglio, sono stati numerosi gli accessi al pronto soccorso dell’ospedale civile Santissima Annunziata, perlopiù di positivi al Covid. Nel primo pomeriggio erano stati ben 46: 1 codice rosso, 21 codici gialli, 19 codici verdi e 5 codici bianchi. Con tempi lunghi per gli ultimi due codici, che oscillavano dalle 3 alle 6 ore per visita.
Il problema, tuttavia, è nel filtro territoriale. Tutto arriva all’hub di Sassari, che dovrebbe essere un ospedale di elezione, dove dovrebbero arrivare le patologie più serie, non codici bianchi e verdi. “È chiaro che una struttura come questa, che si sta adeguando con procedure diverse, da sola non basta – afferma Nicola Addis, presidente provinciale dell’Ordine dei medici -. Se tutti vanno dalla periferia al pronto soccorso di Sassari, questo va in tilt”.
Lo stesso 118 è sotto organico, così come la guardia medica turistica in alcuni casi resta chiusa per carenza di medici. “Una speranza può arrivare da neo laureati. Di recente ne abbiamo avuti 43, che potenzialmente potrebbero essere immessi immediatamente nel mondo del lavoro per colmare le carenze – prosegue Addis -. Questo comporta, in molti casi, che i medici di base non vanno in ferie per mancanza di sostituti. E i sindaci si trovano con problemi quando questi vanno in pensione. Perciò si dovrebbero trovare incentivi speciali, visto che dal punto di vista economico lavorare in alcune realtà è poco remunerativo“.
I problemi, tuttavia, si trovano un po’ in tutte le specialità della medicina. In particolare in quella d’urgenza, che talvolta impedisce ai medici l’esercizio della libera professione. Turni stressanti, che talvolta sfociano in aggressioni verbali e fisiche. Nondimeno la mancanza di ferie e il rischio che i bandi vadano deserti a causa delle criticità, che certo non aiutano il sistema sanitario.