Tra gli esclusi del vaccino anti Covid a Sassari.
Protestano gli operatori sociosanitari, assistenti domiciliari, educatori e tirocinanti della laurea infermieristica di Sassari. Il dissenso è sorto sul mancato vaccino, considerato dai protagonisti una vera e propria discriminazione. Nel frattempo ha preso il via la vaccinazione per gli operatori del 118 con le dosi Astrazeneca che, come risaputo, garantiscono una copertura molto più bassa rispetto ai vaccini Pfizer e Moderna già somministrata ai sanitari.
“Sono un operatore socio sanitario che lavora a Sassari. Dall’inizio della pandemia con i colleghi che lavorano per conto delle cooperative sociali ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni sarde – afferma uno degli interessati -. Premettendo che essendo oss facciamo parte della categoria dei sanitari, svolgiamo il nostro mestiere a domicilio anziché in strutture come Rsa o ospedali. In quasi tutte le regioni italiane tutto ciò è riconosciuto ed anche a chi lavora nel domiciliare è stata data la precedenza per i vaccini. In Sardegna invece no“.
Le cooperative attualmente in lotta sono accreditate dal Comune di Sassari per lo svolgimento dell’assistenza domiciliare ed educativa in favore di disabili, anche gravi, anziani e persone non autosufficienti.
“Siamo centinaia di operatori che assistono a domicilio migliaia di persone con l’accreditamento del Comune. E nonostante gli oss fanno parte delle figure sanitarie siamo messi dietro nel piano vaccinale per il Covid-19. Questo perché non dipendiamo dalla Assl, ma dalle cooperative. Mentre il personale sanitario tutto e il personale delle cooperative che sono accreditate dalla Assl per l’attuazione dell’Adi, anche se comunque cooperative, sono già stati tutti vaccinati con le dosi Pfizer e Moderna“, riprende il manifestante.
Dai report della Fondazione Gimbe si è scoperto che il 19% dei vaccini somministrati sono andati a persone che non rientravano tra le priorità. Questo mentre i lavoratori oss, educatori e assistenti domiciliari continuano ad aspettare. Figure che andrebbero maggiormente tutelate dal momento che assistono persone gravemente malate, immunodepressi, anziani e disabili non autosufficienti.