La protesta contro il Dpcm a Sassari.
Il barista, l’istruttore di fitness, il commerciante, l’ambulante e gli autisti Ncc. Le vittime del nuovo lockdown e non solo si sono riversate, ieri sera, in piazza d’Italia a Sassari. Un manifestazione pacifica e molto partecipata, che ha visto un grande assente: il sindaco Nanni Campus, più volte richiamato dai manifestanti per dare loro delle risposte alle loro richieste.
Tra gli organizzatori della manifestazione c’era Daniele Piseddu, proprietario del locale Speed Date di Sassari. “La ristorazione ha preso un bel colpo. È il settore più colpito – ha riferito -. Noi abbiamo avuto un calo del fatturato tra il 50 ed il 60%. I bar anche di più. Ci aspettiamo di essere ascoltati dalle istituzioni e di avere incentivi e fondi che ci permettano di andare avanti e di aiutare i nostri dipendenti. Il Comune di Sassari, in primis, ci dovrebbe aiutare”.
Richieste molto simili sono state avanzate da Roberto Maccioni, che è intervenuto in rappresentanza del mondo sportivo e delle palestre, essendo titolare della Spartan Fitness di Sassari. “Come palestre siamo stati i più tartassati. Abbiamo subito gravi perdite economiche, nonostante ci siamo messi in linea con quello che ci è stato chiesto. Ma non è bastato. A noi ci hanno chiuso, senza darci spiegazioni. Quello che oggi chiediamo al governo è di essere aiutati. Non chiediamo l’elemosina perché siamo abituati a lavorare, ma ci deve essere una svolta, perché altrimenti non so se la gente dormirà più tranquilla da ora in poi”, ha spiegato.
Accorato l’intervento di Erica Cappiali, imprenditrice nel settore dell’abbigliamento e delle calzature, con 40 dipendenti e diversi punti vendita in varie parti della Sardegna. “Nessuno nega l’emergenza sanitaria, perché non siamo dei negazionisti e sappiamo che il Covid esiste – ha affermato -, ma non si può usare il Covid per giustificare uno Stato che non funziona, che pretende di attribuire al Covid ogni responsabilità senza rilanciare l’economia. Stiamo morendo. E parlo a nome degli imprenditori di qualsiasi settore. Ci prendono in giro dicendoci che il virus diventa pericoloso solo dopo le 18. È una pagliacciata. Si sapeva benissimo che ci sarebbe stata una seconda ondata”.
Tra i manifestanti che stazionavano in piedi, ieri sera, regolarmente distanziati all’interno della piazza, c’era Patrizia Piga, ambulante nel campo dello street food. “Siamo in lockdown da marzo. Da allora non abbiamo una festa o un evento in cui andare a lavorare e rispetto agli operatori che stanno intervenendo qui stasera, noi ambulanti dello street food, non abbiamo occasione di svolgere il nostro lavoro. Non ho ancora ricevuto né il famoso fondo perduto, né il Ristori. Chiediamo che la Regione ci eroghi subito gli indennizzi che ci promette da tre mesi e che le città possano darci una postazione fissa nella quale lavorare, dal momento che da mesi ci viene proibito di lavorare nelle feste e nelle sagre”, ha rinforzato il concetto.
Tra i manifestanti, anche diversi rappresentanti degli NCC. “Ci hanno imposto di mettere il plexiglass, diminuire i carichi, usare guanti, gel e mascherine, per poi farci chiudere”, ha detto Bastianino Dui, che da cinque anni si è reinventato nel mondo del lavoro e si occupa trasportare gli studenti da Ozieri all’alberghiero di Sassari. “In questi mesi dall’inizio della pandemia, abbiamo avuto un calo del fatturato del 90%. Mi aspetto che vedano la nostra disperazione e cerchi di aiutarci, se no abbiamo finito”, ha proseguito. A fianco a lui il collega Antonello Fantasia che ha aggiunto: “Quello che mi dà più fastidio è che questo governo ha dichiarato che le NCC sono tra le attività fortunate, perché possono lavorare 24 ore su 24, ma sono talmente ignoranti da non aver capito che noi lavoriamo con scuole, concerti, manifestazioni sportive, congressi, feste di paese, sagre, porti e aeroporti”.