La rabbia degli operatori del settore dei matrimoni invade il centro di Sassari: “Da un anno siamo senza lavoro”

La rabbia degli operatori del wedding invade Sassari.

Il settore del wedding forse più di ogni altro patisce gli effetti disastrosi della pandemia in atto. Anche a Sassari, dopo i lockdown e le limitazioni imposte per contrastare il diffondersi del virus, le imprese del settore hanno visto azzerarsi per quasi tutto il 2020, e con ogni probabilità tale situazione si protrarrà per buona parte del 2021, qualsiasi possibilità di sviluppare il proprio business. Per questo la Confesercenti ha chiamato a raccolta gli operatori del settore dando vita ad una manifestazione in piazza d’Italia.

“La manifestazione di stamane è stata pacifica e corretta, così come doveva essere – ha commentato il presidente di Confesercenti, Giuseppe Boccia -. La nostra associazione ha voluto supportare e rappresentare l’indotto legato al mondo delle cerimonie, che in questo momento soffre come non mai. Abbiamo dialogato con il prefetto, che ha mostrato grande interesse e sensibilità. Auspichiamo che qualcosa si smuova, soprattutto per lasciarci alle spalle questo momento terribile“.

Nell’isola si celebrano ogni anno circa 4.700 matrimoni e 8mila eventi privati con un volume d’affari diretto generato di circa 190 milioni di euro. Il settore coinvolge in generale circa 1.400 imprese, mentre sono circa 800 quelle che nell’ambito di questo settore sviluppano gran parte del proprio volume d’affari totale. Le misure di contenimento della pandemia hanno pressoché azzerato nel 2020 ogni attività del settore e i dati Istat provvisori riportano una contrazione dei matrimoni nel secondo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, dell’80% con un effetto diretto sui relativi volumi d’affari stimato molto vicino al 90%. Inoltre, il perdurare dell’emergenza sanitaria ha disgregato qualsiasi possibilità di ripresa anche nei primi mesi dell’anno in corso con una situazione che con ogni probabilità si protrarrà per almeno tutto il primo semestre 2021.

“La protesta di stamane è la prima, ma qualora non arrivassero novità siamo pronti a replicare ogni 26 del mese. Abbiamo registrato un calo del 90% nel settore ed è chiaro che senza la celebrazione di matrimoni non abbiamo entrate”, afferma Massimo Plazzoli, titolare di FataMadrina moda sposi. “Per quanto concerne i ristori non abbiamo ricevuto nulla – prosegue -. Sono stati utilizzati i codici Ateco, ma il problema si sarebbe superato con la volontà politica. Inoltre si è fatto riferimento alle perdite di aprile, ma noi lavoriamo da maggio a ottobre. I matrimoni vengono programmati un anno prima, così come le forniture. Spendiamo una volta all’anno migliaia di euro tra settembre e dicembre. Mi chiedo come sia possibile andare in un ristorante dove stanno 200 persone che non conosco, salire sui mezzi pubblici affollati, ma non alle cerimonie dov’è più semplice rintracciare le persone“.

Gli esponenti del settore, nella protesta di stamane, hanno evidenziato una elevata incertezza sulle tempistiche di ripresa dovuta soprattutto al fatto che gli operatori della filiera riprenderanno a fatturare soltanto non prima di 8-12 mesi dalla conclusione della fase emergenziale. I matrimoni, infatti, si programmano con un lungo preavviso e le persone che ordinano un abito per il matrimonio, civile o religioso, riservano una location o richiedono un servizio fotografico non effettuano un pagamento integrale al momento della prenotazione, ma versano solo una piccola caparra, solitamente non superiore al 10/20%, rinviando il saldo a pochi giorni prima della cerimonia.

Tra coloro che hanno protestato c’era anche il fotografo Giampiero Bazzu, titolare del Bisou Wedding. “Si è avuto un arresto cardiaco del settore matrimoniale e non ricevendo aiuti dallo Stato ci sentiamo l’anello debole della catena. Chiediamo maggior attenzione alle istituzioni. Abbiamo ricevuto i ristori, ma sono stati insufficienti e legati al codice Ateco, che nulla aveva a che fare con il settore del matrimoniale. C’è inoltre la possibilità che non si lavori anche quest’anno. Occorre riprogrammare tutto, pur con le difficoltà, ma finalmente il comparto si è unito per protestare“, ha spiegato il fotografo.

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