Rischiano la chiusura i reparti degli ospedali di Alghero e Ozieri.
Non c’è pace per la sanità sarda e ancora meno per quella del nord Sardegna. Questa volta a finire nell’occhio del ciclone sono l’ospedale civile di Alghero e l’ospedale Segni di Ozieri dove molti reparti, a causa di gravi carenze di personale medico e infermieristico, rischiano la chiusura.
Al civile di Alghero, notizia delle ultime ore, a essere a rischio è il reparto di Pediatria che, per mancanza di medici, più che dimezzati rispetto a qualche mese fa, garantisce le prestazioni solo in orario diurno. La conseguenza di questa carenza di organico rischia di determinare la chiusura del punto nascite con conseguente trasferimento delle pazienti in gravidanza a Sassari. La situazione non è certamente migliore in altri reparti, come la Cardiologia, che sempre a causa di un organico insufficiente garantisce il servizio solo fino alle 20, nonostante anche all’ospedale Marino, passato sotto la direzione dell’Aou con l’ultima riforma sanitaria, non dispongano di un cardiologo fisso e quindi per molte consulenze debbano avvalersi proprio dell’ospedale civile, con notevoli problematiche legate a questioni contrattuali e di assenza di convenzione.
Criticità si registrano anche nel reparto di Nefrologia che può contare su soli quattro medici di ruolo, di cui uno prossimo al pensionamento, che viene supportato da 3 medici pensionati a gettone che però devono occuparsi anche dei presidi di Bono, Thiesi, Porto Torres e del San Camillo di Sassari. Ancora peggio per il reparto di Neurologia che, di fatto, non è stato mai attivato nonostante sia stato inserito nell’ultimo Atto aziendale adottato a gennaio scorso. Grosse problematiche si registrano anche nel Pronto Soccorso dove l’organico ridotto all’osso determina turni estenuanti per il personale e gravi ritardi nell’erogazione delle prestazioni, specialmente nel periodo estivo quando ad Alghero la popolazione è più che doppia rispetto ai suoi residenti abituali.
Non va meglio neppure all’ospedale Segni di Ozieri dove nel reparto di medicina turnano h24 solo cinque medici, ovviamente insufficienti, o presso la Cardiologia che opera solo a livello ambulatoriale e dei due medici assegnati, attualmente ne risulta operativo solo uno mentre l’altro è assente per problemi personali. Anche la neurologia oramai opera solo a livello ambulatoriale mentre nei reparti di anestesia e ortopedia, sempre per carenza di organico, il personale è spesso costretto a turni estenuanti. Idem per il pronto soccorso che oltre al personale ridotto può contare sull’ausilio di medici specializzandi.
La denuncia arriva dai banchi del Consiglio regionale attraverso un’interrogazione presentata dai Progressisti, con primo firmatario l’onorevole Gian Franco Satta, i quali contestano puntualmente tutte le criticità e chiedono al presidente Solinas e all’assessore Doria, quali iniziative intendano assumere per evitare la chiusura dei reparti e garantire maggiore efficienza nell’erogazione delle prestazioni, soprattutto al fine di smaltire le lunghe liste d’attesa che stanno affossando la sanità sarda.
“È inconcepibile – dichiara Satta – che non si riesca in alcun modo a migliorare le condizioni lavorative delle nostre strutture sanitarie in modo da rendere più efficiente l’erogazione delle prestazioni. In Sardegna disponiamo di medici altamente professionali, di operatori capaci e con grande esperienza eppure i problemi sono sempre di più. A quelli storici della nostra sanità se ne stanno accumulando di altri, dovuti a carenza di personale e a scelte organizzative discutibili che, a mio avviso, piuttosto che risolvere alcune criticità le stanno peggiorando. Solo alcuni esempi: ad Alghero, pare che il punto nascite sia a rischio chiusura per l’assenza di pediatri che possano operare anche nelle ore notturne. Sempre ad Alghero per quanto riguarda il reparto di Anestesia, con una recente modifica dell’Atto aziendale, è stata cancellata la Struttura complessa, attualmente trasferita all’Aou e parrebbe che sia imminente l’assegnazione della Struttura a una ricercatrice per garantire la riapertura della terapia intensiva, oggi non operativa. Ad ogni modo, trattandosi di due branche diverse della specialità, vi è il serio rischio che possano verificarsi problemi di interazione con l’Anestesia, compromettendone la funzionalità”.
“Lo stesso dicasi per Ozieri, dove molti reparti sono già chiusi e fungono solo da ambulatori. Ciò che manca è una visione generale delle scelte, si fa molta propaganda ma alla prova dei fatti, le strutture territoriali stanno diventando sempre più delle scatole vuote non in grado di erogare le prestazioni, figuriamoci quali aspettative si possono avere sull’imminente cambio di passo per lo scorrimento delle liste d’attesa, oramai chilometriche. – prosegue l’onorevole -. Mi auguro che l’assessore risponda puntualmente alle criticità evidenziate nell’interrogazione e valuti la nostra richiesta di coinvolgere la Commissione sanità per approfondire meglio alcune scelte discutibili operate nei giorni scorsi che hanno modificato l’Atto aziendale adottato lo scorso mese di gennaio”.