Il comitato Rizzeddu-Monserrato interviene sulle criticità del quartiere.
Il comitato Monserrato-Rizzeddu compie trent’anni di attività a Sassari celebrando problemi vecchi e nuovi. Fondato nel 1992 da un’avanguardia di volontari vive sul campo la natura ibrida del quartiere diviso, o inciso, dalla separazione tra presunta zona “ricca” e “povera”. Un’approssimazione legata a una lunga storia pregressa come spiega il coordinatore del comitato Giovanni Coroforo: “Più di quarant’anni fa – e indica l’area tra via Rockefeller e via Rizzeddu – la gente viveva in capannoni militari senza luce né acqua”. Ed è proprio l’associazione a combattere per ridare dignità a quelle persone che, dal 72-73, vanno pian piano a occupare il nascente rione di Santa Maria Pisa. Dalla dismissione delle strutture fiorisce un’edilizia nata per volontà dell’Ente popolare che, col quartiere citato prima, mantiene una contiguità cromatica e strutturale.
Affratellandosi anche nelle criticità, visibili nei marciapiedi precari, la segnaletica da rifare, le strade incomplete- vedi l’eterna incompiuta della rotatoria tra via Rizzeddu e via Milano la mancanza di alcuni servizi e, in parte, il disagio sociale. “Ci sono stati diversi furti in zona – precisa Coroforo – anche in chiesa e nelle case”. L’orto botanico, incolto da anni, e “distrutto da ignoti”, riflette in modo plastico una certa incuria generale che il piazzale davanti alla scuola elementare conferma con l’asfaltatura a macchia di leopardo e il materiale di risulta abbandonato. Scendendo per via Washington e svoltando per via Parigi, sono visibili i cordoli della pista ciclabile smangiucchiati da ruote che vanno a sbatterci nelle svolte. Cordoli parzialmente responsabili di un altro problema: “Quando piove trattengono l’acqua e si forma un fiume alto 40 cm”. A poca distanza alcuni muretti sembrano inghiottiti dall’asfalto. “Sono venuti degli ingegneri a dire che va tutto bene ma a me non sembra”.
Mancano campi sportivi per i più giovani, tasto dolente della zona. “Ci sono ma per ricchi. Quello all’interno del Rizzeddu, sede del Monserrato calcio, è costruito sulla roccia e ormai i genitori portano i figli a giocare altrove”. Prima a Carbonazzi, vicino al bocciodromo, dove però pare che il rettangolo di gioco a breve non sarà più utilizzabile, e dopo chissà. “Abbiamo presentato un progetto per costruirne uno da 55 per 45 metri davanti alla caserma dei carabinieri, in un terreno usato per parcheggi e come discarica, ma dal Comune non ci risponde nessuno”. L’altra difficoltà denunciata risiede proprio nell’assenza di rapporti con l’amministrazione comunale, tranne per casi sporadici. Ma i trenta componenti del comitato, rappresentanti dei circa tredicimila residenti, non si arrendono e rinnovano l’impegno pensando anche all’area da via Washington in giù dove si biforca la separazione dei quartieri e si nota tutt’altro arredo urbano. “Sarebbe quella la zona ricca”, conclude Giovanni Coroforo. Anche questa un’approssimazione, proferita con condizionale d’obbligo, perché le differenze sono minime.