La sassarese Cinzia Pilo è candidata coi Cinque stelle alle Europee
Nata e laureata a Sassari, Cinzia Pilo è diventata una manager è ora ha deciso di candidarsi alle Europee dell’8 e 9 giugno. Lo fa sotto la bandiera del Movimento cinque stelle ed è consapevole di quanto sia difficile per i sardi sgomitare fino al Parlamento europeo. Ma è convinta che conquistare un seggio lì sia possibile e che per la Sardegna sia utile.
La Sardegna resta nel collegio con la Sicilia, che ha il triplo degli abitanti: crede che ci sia spazio per una rappresentanza a Strasburgo?
Assolutamente, ci credo e per questo mi sono candidata. La Sardegna deve tornare ad essere protagonista in Europa. Troppo spesso viene considerata una Regione di serie B, eppure molti sono d’accordo nel dire che è un territorio dalle grandi potenziali e dalle numerose competenze. In virtù di questo, in Europa vorrei mettere a disposizione la mia esperienza lavorativa, acquisita anche a livello internazionale, soprattutto per quanto riguarda la sanità maglia nera dopo anni di governo di destra sull’isola. La Sardegna ce la può fare perché credo che la mia candidatura possa catturare un voto trasversale progressista basato su idee e progetti concreti, vicino alle persone e alle loro necessità.
Donna, manager e Cinque stelle come la presidente Todde: quali sono i punti in comune e le differenze tra di voi?
Determinazione, forza, competenza. Alessandra è la prima donna presidente della Regione Sardegna, un traguardo impensabile fino a poco tempo fa. Ci è riuscita grazie al suo grande impegno, alla sua determinazione – appunto – e un programma chiaro e soprattutto concreto e fattibile. Io intendo fare altrettanto: portare in Ue temi chiari, forti, e che non siano solo promesse ma progetti realizzabili. Per questo credo che, come è successo per Alessandra Todde, posso attrarre un voto trasversale progressista indipendente dallo schieramento politico fondato su progetti reali e concreti. Poi diverse perché diversa è la nostra storia, ma la radice è comune ed è qui: in Sardegna.
Quali sono i principali vantaggi che la Sardegna dovrebbe ricevere dall’Europa?
Sono tanti i temi. Penso, ad esempio, all’insularità e qui l’Unione europea ha un ruolo centrale. Dobbiamo riportare in Sardegna, così come già fatto da Francia e Spagna, tutte quelle risorse che possano agevolare la specificità del nostro territorio. Nel prossimo ciclo di programmazione europeo la Sardegna dovrà essere incisiva. La mia presenza in UE garantirebbe che le direttive europee possano essere adattate alle esigenze del nostro territorio.
Con la sua elezione al Parlamento europeo quali benefici potrebbe avere la sua terra d’origine, il Sassarese?
Da sassarese so bene quali sono le necessità. Sul tavolo ci sono i temi della transizione ecologica, che deve essere fatta con criterio senza depredare un territorio troppo spesso terra di conquista. Penso, ad esempio, alla vicenda dell’eolico. L’abbandono dei combustibili fossili è fondamentale, ma bisogna farlo con criterio senza stravolgere e violentare i territori di chi vi abita e lavora. Dobbiamo, inoltre, garantire un salario minimo per tanti giovani e donne: il lavoro è diritto, dignità e deve essere pagato adeguatamente altrimenti è solo sfruttamento. Senza dimenticare, poi, tutta la realtà agro-pastorale. Dobbiamo intervenire efficacemente sulla Pac e adattare le nuove misure europee alle specificità del territorio sardo, esaltando e sviluppando le peculiarità. Infine, la portualità. Dobbiamo agevolare lo scambio merci, implementare le tecnologie, la digitalizzazione già previste nel Pnrr e favorire lo sviluppo anche attraverso le Zes (Zone economiche speciali) sfruttando la particolare conformazione dell’Isola.