La situazione all’ospedale di Sassari.
Non migliora la situazione sanitaria a Sassari. Un recente rapporto condotto da Agenas rivela come all’ospedale di Sassari, come altre Asl dell’Isola, sussista una situazione di allerta. Il rapporto, che si basa sull’analisi dei risultati della Terza indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo-dipendenti condotta nel 2023 confrontandoli con quelli del 2022, mette in luce diverse aree di miglioramento.
Troppi codici bianchi a Sassari.
Le problematiche maggiori negli ospedali in provincia di Sassari riguardano aree come l’approccio al paziente con emorragia subaracnoidea. E le criticità legate all’offerta residenziale e territoriale. Ma soprattutto è necessario affrontare le criticità riguardanti i ricoveri per codici bianchi nelle Asl di Sassari. Medesima cosa riguardo ai ricoveri per codici verdi, che riguardano.
Critici sono anche i tempi di permanenza al Pronto Soccorso, che riguardano anche le Asl di Carbonia Iglesias e Cagliari per i codici bianchi, nella Asl del Medio Campidano per i codici verdi e gialli, e nelle Asl di Carbonia Iglesias e Olbia per i codici rossi.
Uno dei principali problemi riguarda la gestione della cardiologia di emergenza, con una proporzione troppo bassa di infarti acuti al miocardio trattati entro i primi 90 minuti.
A Sassari troppo lunghi i tempi di permanenza al pronto soccorso.
La percentuale di ricoveri dal Pronto Soccorso sul totale dei ricoveri è al di sotto della media nazionale, tuttavia è significativamente elevata la percentuale di ricoveri sul totale degli accessi, con ricoveri anche per codici minori. Ciò potrebbe essere correlato alla più alta percentuale di abbandono del Pronto Soccorso in Italia, pari al 24,3%, con tempi di permanenza elevati per i codici di gravità intermedia.
Questo potrebbe essere dovuto ai tempi di percorrenza, suggerendo la necessità di potenziare le aree di Sassari, Oristano e Carbonia-Iglesias. Al contrario, le aree di Cagliari e Nuoro presentano risultati più accettabili.
È anche evidente la necessità di migliorare il tasso di mortalità a 30 giorni per gli infarti, attualmente superiore all’8%, e di garantire una migliore presa in carico dei pazienti ad alto rischio ischemico residuo, di cui solo il 3% viene inviato a programmi riabilitativi. Per quanto riguarda gli ictus, è necessario migliorare il tasso di mortalità soprattutto nelle aree di Oristano e Ogliastra. Anche la procedura di trombectomia richiede attenzione, con risultati positivi a Cagliari ma con incertezze riguardo a Nuoro.