Un paio di calzature penzolano dal semaforo di via Carlo Felice.
Scarpe appese sui semafori di Sassari. Il fenomeno dello Shoefiti, da Shoe (scarpa) e graffiti, ritorna a decorare i paesaggi urbani della città lasciando per una volta i fili dei cavi elettrici. È infatti il semaforo di via Carlo Felice, all’altezza della svolta per via Coradduzza, e a pochi metri dal comando della polizia locale, a ornarsi di un paio di calzature sportive penzolanti come un segnale accessorio. Arancione stinto, marca e misura incerta, appaiono agli sguardi di pedoni e automobilisti con il loro carico di significati nascosti.
Ci si interroga da tempo sui perché della moda apparsa per la prima volta negli Stati Uniti e poi diffusa in ogni parte del globo. C’è chi afferma che in quel modo si segnala una piazza dello spaccio, o dove poter fare furti, oppure si intende invece celebrare vari riti di passaggio, dalla perdita della verginità al matrimonio. Si ipotizza anche la marcatura territoriale e il segno di protesta, e forse in questo caso l’intenzione è far sapere di trovarsi a Carbonazzi e di non esserne molto felici. Tutte possibilità al vaglio di chi guarda insieme a quella, meno pregna di retroscena, che le scarpe volanti siano soltanto l’espressione di un gesto atletico.
Al pari quindi di chi lancia il disco o il giavellotto, l’autore della parabola voleva probabilmente esprimere soltanto una propria capacità, il cui valore resta confinato al singolo o a pochi intimi perché la specialità per adesso non è ancora olimpica. Va detto però che in Nuova Zelanda si svolgono gare che consistono proprio nel lancio delle calzature, e chissà che prima o poi non vengano prese in considerazione anche dal Cio. Per adesso ci si accontenta di chi riesce a centrare il semaforo di via Carlo Felice a Sassari.