L’uomo è già in fase riabilitativa.
L’Heart Team di Maria Pia Hospital – struttura ospedaliera di Alta Specialità di GVM Care & Research accreditata con il SSN – guidato dal dottor Elvis Brscic, Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia, ha operato un paziente di 75 anni di Sassari con scompenso cardiaco in fase terminale, ideando e mettendo in pratica una combinazione inedita di tecniche di cardiologia interventistica. Ora l’uomo sta bene e si trova nella fase delicata della riabilitazione, cruciale per il completo recupero.
Dopo opportune valutazioni sullo stato del paziente, l’équipe multidisciplinare di specialisti dell’Heart Team, composta da emodinamista, cardiologo, cardiochirurgo e anestesista, ha studiato una combinazione di tecniche non chirurgiche. Il risultato è stato un intervento mininvasivo, eseguito dunque per via non chirurgica, ma utilizzando le tecniche Tavi e MitraClip in abbinamento a un sistema di assistenza circolatoria, l’Ecmo, modificato con l’inserimento di un drenaggio cardiaco aggiuntivo.
Si tratta di una procedura mai descritta prima in letteratura realizzata in contesto proibitivo, per la presenza contemporanea di gravi patologie cardiache ed extracardiache, che ha portato gli esperti del Maria Pia Hospital a trovare una soluzione per il paziente.
“La combinazione non invasiva scelta è stata la sola possibilità di risoluzione completa, al paziente era stata esclusa la terapia chirurgica per via di un rischio operatorio di mortalità superiore al 50%. Sia la valvola aortica che la valvola mitralica presentavano un’insufficienza grave e la funzione contrattile cardiaca era severamente compromessa. Per via del quadro clinico drammatico, sembravano non esserci chance per il paziente”, commenta il dottor Brscic.
Sono state necessarie sei ore di intervento, durante le quali l’équipe è intervenuta direttamente sulle strutture anatomiche del cuore del paziente per trattare le gravi anomalie, adottando tecniche percutanee quali la Tavi e la MitraClip.
La Tavi è una metodica mininvasiva utilizzata per la sostituzione della valvola aortica: si accede al cuore attraverso un’arteria periferica, di solito la femorale, e la protesi è veicolata transcatetere; un palloncino allarga la valvola compromessa e successivamente, attraverso un secondo catetere, si trasporta e fissa la protesi che va a sostituire la valvola degenerata.
Per la valvola mitralica, invece, si utilizza la MitraClip: il catetere viene fatto accedere tramite la vena femorale e trasporta una “clip” che, arrivata sulla valvola mitralica, ne ricongiunge i lembi collassati.
Al fine di mantenere la stabilità emodinamica durante l’impianto delle endoprotesi, l’Heart Team ha deciso di utilizzare il sistema di circolazione extracorporea ECMO. Inoltre, in aggiunta alle due cannule standard che drenano il sangue venoso e pompano quello arterioso, ne è stata aggiunta una terza, per aumentare il drenaggio e ridurre il sovraccarico del ventricolo sinistro.
“La criticità cardiaca è stata stabilizzata e il paziente è stato trattato farmacologicamente in terapia intensiva. Anche le patologie associate alla fase post-chirurgica sono rientrate e al momento non si registrano sofferenze a carico di altri organi”, conclude il dottor Brscic.
Le cardiomiopatie: cause, sintomi e terapia.
Le cardiomiopatie possono essere dovute a malattia coronarica, patologie valvolari, processi infiammatori e altro. Se la causa non viene trattata tempestivamente, l’evoluzione può essere quella dello scompenso cardiaco grave. La terapia standard per i vizi valvolari è quella chirurgica, che non è però stata possibile in questo caso a causa del quadro clinico e delle severe comorbilità.
Il sintomo più tipico è l’affanno, dapprima sotto sforzo e poi, col progredire della cardiomiopatia, anche a riposo. La patologia si diagnostica con l’ecocardiogramma. Per prevenire uno scompenso cardiaco grave la tempistica è fondamentale: bisogna intervenire il prima possibile per riparare le valvole cardiache compromesse.
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