Dai reparti Covid al personale: “All’ospedale di Sassari una situazione allarmante”

ospedale Sassari

La denuncia dei sindacati sulla situazione dell’ospedale di Sassari.

La situazione nelle strutture Covid e non Covid dell’Aou di Sassari sono diventate insostenibili. A denunciarlo sono i sindacati Anaao-Assomed, Aaroi-Emac, Cgil medici, Fassid – Area Simet, Fesmed e Uil medici. Il reparto di Malattie infettive diretto dal professor Sergio Babudieri, strutturato su 2 piani, ricovera un totale di 40 pazienti con la costante minaccia di dover aggiungere posti accessori al già importante volume di malati, alcuni in ventilazione non invasiva ed ossigenoterapia ad alti flussi.

Nel reparto di Tisiopneumologia, diretto dal professor Pietro Pirina, aperto in questa settimana alla degenza ordinaria Covid, invece, si è raggiunto il massimo della capienza con 20 posti letto occupati, perlopiù da pazienti in ventilazione non invasiva e ossigenoterapia ad alto flusso. Condizione che sta comportando la creazione di aree Covid nei reparti di Patologia medica e Clinica medica, palazzina degli anni ’20 con problemi di impianti e servizi igienici. Un percorso definito dal commissario straordinario solo nella riunione dell’altro ieri con il cosiddetto “piano Z”, che non è piaciuto ai sindacati. Questo per la gravità della situazione che porterebbe alla sottrazione di posti di degenza all’area medica già in atavica carenza.

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Situazione drammatica anche nella rianimazione, diretta dal professor Pierpaolo Terragni, che solo una settimana fa inaugurava la sede decentrata al I piano del Padiglione Infettivi con 6 box. Dopo l’intera occupazione di questo, è totalmente impegnata anche l’intera area intensiva del Palazzo Clemente, dotata di 8 box. Ciò ha richiesto l’impiego di personale aggiuntivo dal blocco operatorio e un probabile ricorso all’interruzione dei congedi del personale sanitario e delle sedute di chirurgia maggiore. Fatto che aggrava la pesante difficoltà nel far quadrare i numeri del personale del comparto.

Sanitari che da marzo a oggi non hanno avuto tregua, garantendo un’assistenza su grandi numeri senza soluzione di continuità. Nemmeno nella fase di remissione Covid, dove il loro impiego è stato finalizzato al più rapido smaltimento delle liste operatorie accumulate in lockdown. E che ora si districano tra le cure intensive frammentate su più strutture e l’emergenza medica ospedaliera, facendo le peripezie tra un padiglione e l’altro nei trasferimenti dei pazienti intubati.

In questi mesi, a Sassari, si sta assistendo ad uno scadimento sanitario e lavorativo senza eguali, dai focolai intraospedalieri in fase 1 alla progressiva e inesorabile morsa che sta soffocando le strutture, sostengono i sindacati. Nonostante la direzione abbia massimalizzato le stabilizzazioni, assunto medici e infermieri, perfino facendo ampio ricorso alla contrattualizzazione degli specializzandi, sulla cui opera si basano non poche attività.

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Si arriva dunque alla fase più calda dell’emergenza con l’acqua alla gola, con il personale sanitario che per settimane è stato la valvola di sfogo di altre strutture che, pur essendo designate dalla Regione Sardegna alla gestione Covid, con un’inspiegabile latenza non hanno, e tuttora non danno corso compiutamente alla propria destinazione d’uso.

“Ci chiediamo quale sia il ruolo e il peso del Mater Olbia, che avrebbe dovuto diventare il riferimento del bacino d’utenza olbiese ed è un costante non pervenuto – è il quesito dei sindacati -. Ci domandiamo come sia possibile che l’ospedale San Francesco di Nuoro, inserito a pieno titolo tra i 3 poli regionali Covid, debba ricorrere da settimane per i propri malati allo smistamento verso la struttura sassarese. Non parliamo poi dei ritardi nell’attivazione dei 6 posti letto intensivi di Alghero e 4 di Ozieri, deliberati come subintensivi dall’Ats a giugno, ma dotati di fatto di tutte le apparecchiature di una postazione rianimatoria. Non sono mancati persino ricoveri in Aou di Sassari dall’oristanese, area di pertinenza dell’Ospedale Covid Santissima Trinità di Cagliari, anch’esso in affanno al pari di Sassari, coi dovuti distinguo, dato che la situazione non minaccia in alcun modo l’hub cagliaritano costituito dall’Azienda Brotzu, che, a differenza di Sassari, continua a garantire prestazioni diagnostiche e chirurgiche di alto livello“.

I sindacati chiedono all’unità di crisi locale, così come alla Regione Sardegna, che cessi immediatamente questo disagio nel sassarese. Un territorio che, per primo, necessita di risposte nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Mettendo in atto da subito un piano di alleggerimento della pressione assistenziale su Sassari, altrimenti saremmo costretti urgentemente ad agire con atti e fatti nelle sedi opportune.

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