Era un esemplare di caretta caretta, la tartaruga comune del Mare nostrum, di oltre un metro di lunghezza e una trentina di chili di peso. La carcassa del povero animale, è stata depositata dal mare in burrasca dei giorni scorsi sulla spiaggia del lido di Alghero. Essa si presentava con un profondo squarcio sul carapace dorsale causato, presumibilmente, dall’elica di un natante.
L’animale, secondo le testimonianze raccolte, giaceva sulla spiaggia da diversi giorni e, in seguito ad un sopralluogo effettuato dal Wwf, è stato allertato il Corpo forestale e di vigilanza ambientale attraverso il numero telefonico di emergenza ambientale della Sardegna 1515. Il numero di pronto intervento del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della Regione Sardegna al quale i cittadini possono rivolgersi per le emergenze ambientali. Il servizio è attivo 24 ore su 24. Dopo la chiamata del Wwf, immediatamente, sono state attivate le procedure di accertamento e, nel volgere di pochi minuti, si è recata sulla spiaggia una pattuglia della base logistico operativa navale presente nel porto di Alghero.
Gli ispettori del Corpo forestale hanno avviato le procedure previste in questi casi, ovvero sia quelle di carattere igienico-sanitarie sia per le eventuali analisi autoptiche. L’animale non presentava nessuna targhetta identificativa, il che significa che nell’arco della sua esistenza l’animale non era stato in nessun centro di recupero, purtroppo l’incontro in mare con l’elica di un natante è stato irrimediabilmente fatale.
“Seppure è un fatto triste quello della tartaruga ritrovata al lido di Alghero – ha commentato Carmelo Spada Delegato del Wwf Italia per la Sardegna – i resti dell’animale potranno fornire comunque informazioni importanti ai centri di ricerca per la conservazione della fauna marina della Sardegna”. “E’ noto che le tartarughe nell’arco della loro vita vanno incontro a tanti pericoli che determinano un alto tasso di mortalità quali – come quello occorso all’esemplare del lido di Alghero – le collisioni con le eliche di imbarcazioni che possono causare profonde ferite del carapace o le amputazioni degli arti, la pesca accidentale, le plastiche che vengono ingerite perché scambiate per meduse che possono provocare ostruzioni nell’esofago o nell’intestino da cui deriva un grave deperimento e la morte dell’animale” ha concluso con rammarico il rappresentate per la Sardegna dell’associazione del Panda.