I primi 30 anni di Sassari Soccorso.
Nell’immaginario collettivo il volontario del 118 resta colui che sta seduto nella sede in attesa della chiamata di emergenza che lo porta dal paziente e il suo lavoro termina una volta consegnato alle cure ospedaliere. In realtà non è così, c’è molto di più. Perché quando il legame va oltre il lavoro, si instaurano amicizie solide, che resistono nel tempo. Come quella dei volontari di Sassari Soccorso, che da anni sono diventati un punto di riferimento per il quartiere di Latte Dolce. E non solo.
La nascita dell’associazione Sassari Soccorso.
L’associazione Sassari Soccorso nasce il 16 ottobre 1992 ed è presieduta da Francesca Virdis, che ha iniziato a lavorare nel gruppo dal 2003. L’arrivo nel quartiere popolare è avvenuto dopo una serie di trasferimenti. Prima in via Diaz, poi in via Milano, in via Forlanini e, dal 2008, a Latte Dolce, dove i volontari lavorano senza sosta dalle 8 alle 20 di ogni giorno, più il sabato notte.
“All’inizio abbiamo effettuato trasporti privati e abbiamo offerto il nostro servizio durante le manifestazioni – esordisce la presidente -. Poi ci siamo iscritti alla protezione civile regionale. Col tempo abbiamo acquistato il materiale e ora siamo pronti a qualsiasi evenienza. Sia dal punto di vista sanitario che idrogeologico. E, nondimeno, dal prossimo anno saremo attivi in prima linea sul fronte antincendio“.
Volontari professionali sempre presenti.
L’associazione, convenzionata con Areus, si è iscritta al servizio sanitario dal 1999. La struttura è stata affidata in comodato d’uso e fa parte della rete Anpas, presieduta dal dottor Fabrizio Pregliasco, che i cittadini hanno avuto modo di conoscere durante l’emergenza coronavirus. Mezzi “famosi” quelli dell’associazione nazionale pubbliche assistenze, che spesso si vedono nelle fiction Rai e non ultimo nelle repliche della serie tv di Don Matteo. Conta una cinquantina di volontari e da quest’anno si avvale del supporto dei ragazzi che svolgono servizio civile, in un’età compresa dai 19 ai 25 anni.
Il sistema di protezione civile a Sassari.
“Tutto sommato Sassari ha un buon sistema di protezione civile – riprende Francesca -. Arrivano allerte di diverso tipo e ci mobilitiamo quando è arancione o rossa. In questi casi organizziamo uscite nelle zone assegnate e monitoriamo fiumi e quant’altro. L’inverno appena passato è andato meglio del precedente, anche grazie al nostro contributo. Ad esempio pulendo i tombini prima che si scateni l’evento”.
Qualora si dovessero verificare calamità naturali, l’associazione è pronta ad intervenire per recuperare non solo le persone, ma anche gli animali. “Abbiamo gabbie di diverse dimensioni con ciotole e un veterinario associato. Ad ogni modo resterà indelebile il ricordo dell’ultima grande calamità che ha colpito la Sardegna. Mi riferisco all’alluvione di Bitti dove, pala alla mano, abbiamo spalato fango, liberato le case e cucinato pasti caldi per la popolazione fortemente provata. A suo tempo lo abbiamo fatto anche a Torpè quando passò il ciclone Cleopatra“, prosegue la presidente di Sassari Soccorso.
La solidarietà oltre l’attività di soccorso.
La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina ha mobilitato i volontari, che immediatamente hanno organizzato una raccolta alimentare per il popolo aggredito. Tempo addietro, inoltre, avevano organizzato la spesa sospesa, quando tutti erano costretti in casa per via dell’emergenza pandemica.
La cura per l’altro, tuttavia, inizia da quella per se stessi. “Abbiamo un macchinario per fare i tamponi e ci teniamo costantemente sotto controllo – conclude la presidente -. L’attenzione dev’essere massima, ma è anche vero che, fortunatamente, il virus è cambiato nel tempo“.
Complessivamente l’associazione Sassari Soccorso ha 3 ambulanze e a breve ne inaugurerà un’altra acquistata dalla popolazione con il contributo regionale. Altresì dispone di un Iveco Daily e un’ambulanza-fuoristrada di ultima generazione.