Roberto, il primo morto di Covid del sassarese: “Ora vogliamo giustizia”

La vedova di Roberto Pais chiede giustizia.

Voglio giustizia per me e per i miei figli.” Ma soprattutto la vuole per suo marito, Roberto Pais, ambulante di Ossi e primo morto covid, 13 mesi fa, nel territorio sassarese. A parlare è Margherita Dore che, dal maggio 2020, combatte insieme al suo avvocato, Alessandra Delrio, perché si faccia luce sulle circostanze che hanno portato alla scomparsa del proprio caro. Un primo risultato è stato raggiunto la scorsa settimana con la richiesta di rinvio a giudizio, da parte della procura di Sassari e del pm Paolo Piras, di due guardie mediche con l’accusa di omicidio colposo perché “non avrebbero segnalato il paziente al 118 né chiesto l’esame del tampone”.

Le indagini dei Nas.

Esito scaturito dopo un anno di indagini, condotte con l’ausilio dei Nas, per ricostruire, sul filo dei giorni e delle ore, le due settimane intercorse tra l’avvento dei sintomi del coronavirus nel Pais, l’8 marzo 2020, un giorno prima del lockdown nazionale, e il decesso, il 22 marzo, nel reparto di rianimazione di Palazzo Clemente. Partendo innanzitutto dalle cure: “Il medico, all’inizio, gli ha prescritto la tachipirina da 1000”, ricorda la vedova, “ne prendeva tre al giorno.” Ma la febbre non cala, l’affanno respiratorio cresce e aumenta l’ansia della Dore: “Chiamavo in continuazione i medici e il 118, perché ci aiutassero. ‘Sono Margherita stalking’, mi presentavo”. La somministrazione di un antibiotico non abbatte la curva termica che anzi schizza a 41 gradi: “Gli mettevo gli asciugamani bagnati sulla fronte. Diventavano asciutti subito come se ci avessero passato sopra un ferro da stiro”.

La battaglia per la verità.

A questo punto Roberto non è più in grado di alzarsi dal letto, lo sguardo è vitreo,  i gomiti bluastri. “Non sta ossigenando, mi dicono”. La chiamata al 112- è il 16 marzo- fa arrivare l’ambulanza, Pais viene ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale di Sassari. “Ha voluto indossare il suo giubbotto migliore”, riferisce la moglie, che ricorda il marito entrare nel mezzo del 118 senza girarsi: “Questa è l’ultima volta in cui l’ho visto”. Una telefonata tra i due, compagni per 33 anni e genitori di due figli, il giorno successivo sancisce il verdetto: “Ho una polmonite interstiziale”, afferma lui prima di venire inghiottito nella spirale del Sars-cov-2. Un’altra chiamata, il 22, comunica il decesso di Roberto Pais, 51 anni, alle 6:06 del mattino. Da quel momento, per Margherita, comincia la battaglia per la verità: “Devo farlo. Se qualcuno ha sbagliato e io sto ferma Roberto muore due volte”.

Condividi l'articolo